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Visualizzazione dei post da maggio, 2020

Massimo D'Antona, costruttore di ponti, non di muri - di Ilaria Romeo

Il 20 maggio 1999 veniva ucciso a Roma Massimo D’Antona, giurista e docente universitario di Diritto del lavoro, consulente del governo D’Alema.  In 14 pagine stampate fronte retro, ecco la rivendicazione delle Nuove Brigate Rosse: “La nostra organizzazione - si legge nel comunicato - ha individuato il ruolo politico-operativo svolto da Massimo D’Antona, ne ha identificato la centralità e, in riferimento al legame tra nodi centrali dello scontro e rapporti di forza e politici generali tra le classi, ha rilanciato l’offensiva combattente”. Sono in tutto 28 pagine fitte di righe. Il documento porta al centro una stella a cinque punte e una sigla: Brigate Rosse. È realizzato con il computer, non è dattiloscritto come i volantini brigatisti degli anni settanta. Massimo D’Antona viene condannato a morte dai brigatisti perché ritenuto la mente pensante di quel “Patto per l’occupazione e lo sviluppo”, che aveva ideato per l’esecutivo guidato da Massimo D’Alema e per il ministro del Lavoro

Donne nella scienza - di Ilaria Romeo

Il 18 maggio 1953  Jacqueline Cochran diventa la prima donna a superare la barriera del suono volando con un F-86 Sabrejet ad una velocità media di 1.049,83 km/h. Anche se nell’immaginario collettivo lo scienziato è un uomo con il camice bianco ed i capelli all’insù, le donne hanno contribuito in maniera significativa allo sviluppo scientifico fin dall’antichità firmando le scoperte più importanti del secolo. Da Marie Sklodwska Curie a Rosalind Franklin; da Rita Levi Montalcini a Margherita Hack; da Lise Meitner a Wu Chieng-Shiung; da Caroline Herschel a Cecilia Payne Gaposchkin, il loro elenco potrebbe essere infinito.  Ma solo quaranta donne hanno ricevuto il Nobel tra il 1901 e il 2010 (Marie Curie, prima donna ‘professore’ alla Sorbona e prima donna a ricevere un Premio Nobel nel 1903 ne otterrà un altro nel 1911 per i suoi studi sulla radioattività) ed oggi meno del 30% dei ricercatori in tutto il mondo è di genere femminile. Eppure se questa crisi ha avuto un sesso forte

“PER LA DIFESA DELLA RAZZA AL CONFINO IL PEDERASTA” - di Ilaria Romeo

Gli omosessuali sono stati il terzo gruppo, dopo ebrei e zingari, ad essere perseguitati, internati e uccisi nei campi di sterminio tedeschi.  Così come il nazismo, anche il fascismo li perseguiterà, pur non contenendo il codice penale Rocco una specifica normativa anti omosessuale. Nel progetto iniziale del Codice, in realtà, era previsto un articolo - il 528 - che puniva con la reclusione da uno a tre anni i colpevoli di relazioni omosessuali. Alla fine, però, “La Commissione ne propose ad unanimità e senza alcuna esitazione la soppressione per questi due fondamentali riflessi. La previsione di questo reato non è affatto necessaria perché per fortuna e orgoglio dell’Italia il vizio abominevole che ne darebbe vita non è così diffuso tra noi da giustificare l’intervento del legislatore, nei congrui casi può ricorrere l’applicazione delle più severe sanzioni relative ai diritti di violenza carnale, corruzione di minorenni o offesa al pudore, ma è noto che per gli abituali e i profe

Maria Margotti, uccisa perché chiedeva libertà e lavoro - di Ilaria Romeo

Il 17 maggio 1949, a Molinella in provincia di Bologna, Maria Margotti, vedova e madre di due bambine, operaia della fornace cooperativa di Filo (al confine delle provincie di Ferrara e Ravenna), dove aveva trovato da poche settimane occupazione, viene falciata da una raffica di mitra esplosa da un carabiniere. Luciano Romagnoli, segretario generale della Federbraccianti, scriverà di lei sulla  Nuova Scintilla  del 21 maggio 1949: “È un’altra eroina che aggiunge il suo nome alla lunga schiera di eroi che hanno dato la loro vita per la libertà e per il lavoro”. Commenta a un anno dagli avvenimenti  su  l’Unità  del 18 maggio 1950 Renata Viganò (autrice di  “L’Agnese va a morire” ): “È morta come poteva morire qualsiasi altra delle donne del Mulino di Filo, perché sono tutte braccianti e compagne, e allo sciopero tutte aderiscono […]; è diventata un simbolo, una bandiera, la prima bracciante caduta nello sciopero della primavera del ’49, un nome, una figura che esce dai nostri piccoli

Fiat Dux? Mai - di Ilaria Romeo

Il  15 maggio 1939 Benito Mussolini inaugura  a Torino il nuovo stabilimento della  Fiat Mirafiori  per – nelle parole di Giovanni Agnelli – “ servire il paese sempre di più e meglio ; dare sempre più lavoro alla nostra città, aumentare qualitativamente e quantitativamente la produzione al minor costo possibile”.  È la seconda grande fabbrica che gli Agnelli creano nel capoluogo piemontese , dopo l’avveniristico stabilimento del Lingotto, aperto nel 1922 e inaugurato dal re Vittorio Emanuele III.  Mussolini stesso la definirà  ‘la fabbrica perfetta del tempo fascista’ , uno stabilimento sorto su di un’area di un milione di metri quadri, destinata alla produzione di autoveicoli e motori di aviazione e alla fusione dei metalli,  predisposta per accogliere fino a 22.000 operai  (una concentrazione allora unica in Italia, tale da suscitare – racconta Giuseppe Berta – le perplessità di Mussolini); fabbricati estesi su una lunghezza di cinquecento metri e una larghezza di settecento su un

Perché l’umanità ha sempre avuto paura delle donne che volano, siano esse streghe o siano esse libere

Ve le ricordate “le due Simone”? Simona Pari e Simona Torretta, rapite nel 2004 a Baghdad nella sede della Ong per cui lavoravano e rientrate a Fiumicino dopo cinque mesi e mezzo di prigionia. “Oche gulive” le definì un giornale (volutamente con l’articolo indeterminativo e la g minuscola!) commentando il desiderio delle due ragazze di ritornare alla loro vita normale precedente il rapimento. E Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due ragazze italiane rapite in Siria più o meno dieci anni dopo, ve le ricordate? Ve le ricordate ancora Carola Rackete, Greta Thunberg, Laura Boldrini, da ultima Giovanna Botteri? Cosa hanno in comune queste donne? Probabilmente tante cose, probabilmente nulla, ma una è talmente evidente da non poter non essere notata: sono state tutte, senza pietà e senza rispetto, lapidate sul web. Perché verrebbe da chiedersi? E la risposta che sono riuscita a darmi è solamente una: perché sono donne indipendenti, nel senso più vero ed intimo della parola. An

Madri costituenti - di Ilaria Romeo

Il 2 giugno 1946 in Italia si vota per il referendum istituzionale  tra Monarchia o Repubblica e per eleggere l’Assemblea costituente. Le donne elette sono 21 su un totale di 556 deputati: 9 del Partito comunista, 9 della Democrazia cristiana, due del Partito socialista, una dell’Uomo Qualunque. Provenienti da tutta la penisola, in maggioranza sposate  (14 su 21) e con figli, giovani e dotate di titoli di studio (14 laureate), molte hanno preso parte alla Resistenza, pagando spesso personalmente e a caro prezzo le loro scelte, come Adele Bei, condannata nel 1934 dal Tribunale speciale a 18 anni di carcere per attività antifascista,  Teresa Noce, messa in carcere e poi deportata , Rita Montagnana. Delle 21 elette, la prima per numero di preferenze  è Bianca Bianchi, socialista, professoressa di Filosofia, che a Firenze ha avuto 15 mila voti. Dirà di lei il  Risorgimento liberale  del 26 giugno 1946: “Vestiva un abito colore vinaccia e i capelli lucenti che la onorevole porta fluent

Dieci cose che non sai - o forse sì - sul Grande Torino, di Ilaria Romeo

Il 4 maggio 1949 pochi minuti dopo le 17.00, il trimotore Fiat G.212 della compagnia aerea ALI, siglato I-ELCE, con a bordo l’intera squadra del Toro si schianta contro la basilica di Superga. Finisce così, in modo assurdo e imprevedibile, l’epopea del Grande Torino, pluricampione d’Italia, una delle formazioni più forti della storia del calcio. “Quello che ho capito poi - dirà Sandro Mazzola - è che per gli italiani quel Torino rappresentava la rinascita dopo la guerra e dopo la miseria, e che ricominciava finalmente la vita. Il Toro era l’esempio di come si poteva far rivivere il Paese vincendo, non le partite, ma la vita”. “Forse era troppo meravigliosa questa squadra perché invecchiasse; forse il destino voleva arrestarla nel culmine della sua bellezza”, dirà di loro Carlo Bergoglio, ‘pioniere del calcio italiano’. A seguire dieci cose che non sai - o forse sì - sulla fine di una squadra diventata leggenda . 1. Tutto iniziò con un Italia-Portogallo in cui Valentino Ma

Il giuramento di Mauthausen

Si aprono le porte di uno dei campi peggiori e più insanguinati: quello di Mauthausen. Stiamo per ritornare nei nostri paesi liberati dal fascismo, sparsi in tutte le direzioni. I detenuti liberi, ancora ieri minacciati di morte dalle mani dei boia della bestia nazista, ringraziano dal più profondo del loro cuore per l’avvenuta liberazione le vittoriose nazioni alleate, e saluta no tutti i popoli con il grido della libertà riconquistata. La pluriennale permanenza nel campo ha rafforzato in noi la consapevolezza del valore della fratellanza tra i popoli. Fedeli a questi ideali giuriamo di continuare a combattere, solidali e uniti, contro l’imperialismo e contro l’istigazione tra i popoli. Così come con gli sforzi comuni di tutti i popoli il mondo ha saputo liberarsi dalla minaccia della prepotenza hitleriana, dobbiamo considerare la libertà conseguita con la lotta come un bene comune di tutti i popoli. La pace e la libertà sono garanti della felicità dei popoli, e la ricostruzion

Tra la rivoluzione e la Juve. La passione dei leader Pci per il calcio - di Ilaria Romeo

Così nel suo diario personale ed inedito conservato presso l’Archivio storico Cgil nazionale Rinaldo Scheda, segretario confederale dal 1957 al 1979 scomparso il 9 febbraio 2009 all’età di 86 anni, descrive la sua conoscenza con Luciano Lama: “L’ho conosciuto nel 1945 quando gli fu affidata la direzione della Camera del lavoro di Forlì. Due anni dopo come vice segretario nazionale della Cgil partecipò ai lavori del Congresso della Camera del lavoro di Bologna […] Fui destinato, alla fine del 1952, a dirigere la Federazione dei lavoratori edili. Non ricordo se si era già trasferito alla Federazione dei lavoratori chimici. La sede della Filcea era al piano superiore dove con Brodolini lavoravamo alla Fillea. Ci vedevamo spesso per scambiarci delle opinioni sulla situazione sindacale e politica che era allora molto difficile. Evitavamo di parlare del campionato di calcio perché lui sosteneva la Juventus mentre io in quel periodo facevo il tifo per il Bologna” GUARDA IL VIDEO LUCIANO LA