“Il 2 novembre [1955] eravamo a Roma. Dopo essere andati a deporre dei fiori sulla tomba della mamma di Peppino e su quella di Bruno Buozzi, passammo dalla Cgil per prendere la posta ed i giornali. Erano circa le due del pomeriggio e stavamo uscendo quando trillò il telefono. Era Ernesto Rossi che cercava Peppino: «Sono qui all’Arar. Possiamo incontrarci un momento?» L’Arar aveva sede sopra gli uffici della Cgil. Ci incontrammo con Rossi, che aveva un’aria assai nervosa, sul pianerottolo. «Non sai niente?» chiese a Peppino stringendogli affettuosamente la mano. E lo informò che Firenze era stata tappezzata, durante la notte, di vergognosi manifesti, editi da una ben nota organizzazione di provocatori, con i quali si accusava Di Vittorio di essere stato il mandante dell’assassinio di Carlo e Nello Rosselli! Della vasta riprovazione suscitata dal volgare attacco a Di Vittorio, si fece nobile interprete anche Gaetano Salvemini con una lettera sul «Mondo». Salvemini, dopo aver ricorda...