Il 20 maggio 1999 veniva ucciso a Roma Massimo D’Antona, giurista e docente universitario di Diritto del lavoro, consulente del governo D’Alema. In 14 pagine stampate fronte retro, ecco la rivendicazione delle Nuove Brigate Rosse: “La nostra organizzazione - si legge nel comunicato - ha individuato il ruolo politico-operativo svolto da Massimo D’Antona, ne ha identificato la centralità e, in riferimento al legame tra nodi centrali dello scontro e rapporti di forza e politici generali tra le classi, ha rilanciato l’offensiva combattente”. Sono in tutto 28 pagine fitte di righe. Il documento porta al centro una stella a cinque punte e una sigla: Brigate Rosse. È realizzato con il computer, non è dattiloscritto come i volantini brigatisti degli anni settanta. Massimo D’Antona viene condannato a morte dai brigatisti perché ritenuto la mente pensante di quel “Patto per l’occupazione e lo sviluppo”, che aveva ideato per l’esecutivo guidato da Massimo D’Alema e per il ministro del Lav...