Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da gennaio, 2015

Vittorio Foa - Lettere della giovinezza

Giovane antifascista proveniente da una famiglia della borghesia ebraica piemontese, Vittorio Foa viene arrestato a Torino il 15 maggio 1935 su delazione dell’informatore dell’Ovra Pitigrilli. Poco dopo l’arresto è trasferito a Roma, nel carcere di Regina Coeli e denunciato al Tribunale Speciale fascista.  Resterà in carcere fino al 23 agosto 1943. Nel 1998 decide di rendere pubbliche dopo sessant’anni le lettere spedite dal carcere ai genitori, unica scrittura che gli era consentita.  "Mentre tutto il mondo cambiava attraverso guerre, stermini e odi razziali, Foa affermava con le sue lettere, settimana dopo settimana, la volontà di dare comunque un senso alla propria vita e di costruire un futuro.  Il carcere consentiva al giovanissimo cospiratore torinese di «Giustizia e Libertà» di approfondire la propria formazione, soprattutto attraverso lo studio con uomini come Riccardo Bauer e Ernesto Rossi.  Fu un esercizio della mente come scelta radicale e assol

Guido Rossa un uomo una vita

Il 24 gennaio 1979 le Brigate Rosse uccidono a Genova Guido Rossa, operaio comunista e delegato della Fiom. Lo ricordiamo attraverso le pagine dell’opuscolo Unità dei lavoratori contro il terrorismo: una giornata di lotta a un anno dall'assassinio di Guido Rossa ( LEGGI ), riproponendo la cronaca degli avvenimenti e gli interventi di Giorgio Benvenuto, Nino Pagani e Luciano Lama. Quattro anni dopo, nel dicembre 1983, i compagni del Consiglio di fabbrica dell’Italsider dedicano a Guido Rossa un libro straordinario, Guido Rossa un uomo una vita ( LEGGI ) che insieme a tanti documenti e testimonianze contiene anche l’omaggio di alcuni poeti liguri . Infine riproduciamo una selezione dei telegrammi di solidarietà per l’uccisione di Guido Rossa ( LEGGI ) inviati alla Cgil nei giorni successivi alla sua morte (Archivio storico CGIL nazionale) ed il video Aamod dei funerali ( GUARDA IL VIDEO ). ILARIA ROMEO  

Pillole di storia - La seconda guerra mondiale e la Liberazione (1940-1945)

Già prima della caduta di Mussolini, avvenuta il 25 luglio 1943 in seguito al voto del Gran Consiglio del Fascismo, settori importanti delle classi lavoratrici del nord erano tornati a scioperare contro il regime nel marzo-aprile 1943; si trattava di agitazioni motivate da cause economiche, ma il valore politico di quelle manifestazioni era evidente. Con l’arresto di Mussolini, il nuovo Governo Badoglio decise di commissariare le vecchie strutture sindacali fasciste: il socialista Bruno Buozzi divenne il nuovo Commissario dei Sindacati dell’Industria, all'Agricoltura andava il cattolico Achille Grandi, mentre al comunista Di Vittorio era affidata l'organizzazione dei braccianti. Il 2 settembre 1943, poche ore prima della firma dell’armistizio con gli Alleati anglo-americani, Buozzi firmava con gli industriali un importante accordo interconfederale per il ripristino delle Commissioni Interne. Nei mesi successivi, di fronte alla scelta di Mussolini di costit

Pillole di storia - Le due CGdL tra clandestinità ed esilio (1927-1939)

Il 4 gennaio 1927, in seguito ai provvedimenti emessi dal fascismo, il vecchio gruppo dirigente della CGdL, tra cui Rinaldo Rigola e Ludovico D’Aragona (quest’ultimo Segretario generale dal 1918 al 1925), decise l’autoscioglimento dell’organizzazione.  Contro tale decisione Bruno Buozzi, Segretario generale dal 1925, nel febbraio 1927 ricostituì a Parigi la CGdL, che aderì, insieme ad alcuni partiti, alla Concentrazione d'azione antifascista. Nello stesso mese, durante la prima Conferenza clandestina di Milano, i comunisti dettero vita alla loro Confederazione Generale del Lavoro. In questo modo, dalla fine degli anni ‘20 e fino alla caduta della dittatura fascista, convissero due CGdL: una di ispirazione riformista, aderente alla Federazione Sindacale Internazionale; l’altra comunista, aderente all'Internazionale dei Sindacati Rossi. A capo della CGdL clandestina, dopo l’espulsione di Paolo Ravazzoli dal Partito Comunista, fu chiamato nel 1930 Giuseppe Di

Pillole di storia - La violenza fascista (1921-1926)

Al “biennio rosso” (1919-20) seguì il “biennio nero” (1921-22), segnato dall’attacco violento che i fascisti scatenarono contro il movimento operaio e le fragili istituzioni dello Stato liberale. Dopo l’assalto alla sede del Comune di Bologna nel novembre 1920, si moltiplicarono i casi di incendio e saccheggio operati dalle “squadracce nere” contro le Camere del lavoro, le Case del popolo, le cooperative, le leghe; molti dirigenti della sinistra rimasero vittime della violenza fascista. In molte occasioni, i mandanti delle spedizioni punitive furono quegli agrari colpiti dagli scioperi del biennio rosso; e in tanti casi, furono gli stessi rappresentanti dello Stato – magistrati e forze dell’ordine – a “coprire” quei crimini. Il 28 ottobre 1922, con la marcia su Roma, Mussolini prendeva il potere. Dietro le manovre di normalizzazione politica operate dal regime (tra le quali anche il tentativo, poi fallito, di coinvolgere esponenti di spicco della CGdL nel governo del

Pillole di storia - La prima guerra mondiale e il “biennio rosso” (1914-1920)

Allo scoppio della prima guerra mondiale (1914), l’Italia mantenne una posizione neutrale. La maggioranza del paese e delle forze politiche (liberali, cattolici, socialisti) rifiutava l’ingresso nel conflitto; anche la CGdL si schierò in modo convinto su queste posizioni, ribadendo la stessa opposizione mostrata durante la guerra coloniale di Libia del 1911-12. Nel giro di alcuni mesi, tuttavia, settori minoritari delle classi dirigenti imposero al Parlamento un colpo di mano che sancì l’intervento italiano in guerra a fianco della Triplice Intesa. Il PSI si ritirò sulla posizione del “né aderire, né sabotare”, mentre la CGdL inaugurò una politica di collaborazione istituzionale con Governo e imprenditori al fine di tutelare nel miglior modo possibile i lavoratori. La prima guerra mondiale assunse ben presto caratteri devastanti, con un coinvolgimento senza precedenti dei civili. A milioni morirono nei campi di battaglia; in tantissimi, soprattutto donne, furono coin

Pillole di storia - La CGdL nell’età giolittiana (1906-1914)

Per tutta la durata dell’età liberale e fino al fascismo, la direzione confederale fu saldamente nelle mani dei riformisti.  Lo scontro con la minoranza si mantenne acceso fino a giungere alla spaccatura del 1912, quando i sindacalisti rivoluzionari decisero la costituzione al Congresso di Modena dell’Unione Sindacale Italiana (USI). Il programma confederale, confermato nei successivi Congressi nazionali di Modena, Padova e Mantova (tenuti rispettivamente nel 1908, 1911 e 1914), puntava al miglioramento graduale delle condizioni di vita de lle classi lavoratrici italiane; in questa direzione andava anche l’accordo siglato all'inizio del 1907 tra CGdL, Federazione delle Società di Mutuo Soccorso e Lega Nazionale delle Cooperative (la cosiddetta “Triplice Economica”). Gli strumenti principali individuati per la realizzazione del programma confederale furono due: lo sviluppo della legislazione sociale e la diffusione della contrattazione collettiva. Su quest’ultimo versante

Pillole di storia - La nascita della CGdL (1906)

La Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) nacque al primo Congresso di Milano del 29 settembre - 1° ottobre 1906. Il primo Segretario generale fu il riformista Rinaldo Rigola, già in precedenza a capo del Segretariato Centrale della Resistenza, la struttura costituita nel 1902 con l’obiettivo di trovare la sintesi politica tra le spinte radicali dei rivoluzionari, che guidavano gran parte delle Camere del Lavoro, e le posizioni moderate dei riformisti, a capo delle principali Federazioni di mestiere e industriali.      Le prime strutture sindacali erano nate in Italia negli ultimi decenni dell’Ottocento. La fase “presindacale” fu caratterizzata dallo sviluppo delle Società di Mutuo Soccorso, le prime forme di associazionismo operaio. Il mutualismo aveva lo scopo di fornire assistenza ai soci in caso di disoccupazione, infortunio, malattia e vecchiaia, escludendo il ricorso alla lotta di classe.      La fase “sindacale” vera e propria iniziò con i primi s

Attentato fascista alla sede della Cgil

8 gennaio 1964: Alle 22.45 viene fatta esplodere una bomba davanti alla sede nazionale della CGIL. In risposta all’attentato dinamitardo, che reca ingenti danni all’edificio e i cui mandanti vengono individuati nelle forze della destra reazionaria e neo-fascista, la Confederazione indice per il giorno successivo uno sciopero generale in difesa dei diritti sindacali e delle libertà democratiche. 8 gennaio 1964 ATTENTATO FASCISTA ALLA SEDE DELLA CGIL IL COMUNICATO DELLA CGIL «Questa notte alle 22.45 una bomba ad alto potenziale è scoppiata davanti alla CGIL recando danni rilevanti alla sede della Confederazione. L’inqualificabile attentato non può che provenire dalla destra fascista che in questo modo esprime il suo odio contro una grande organizzazione democratica che dirige i lavorat ori nella loro lotta. La CGIL chiede che l’autorità intervenga senza indugio per colpire i responsabili che appartengono ad ambienti che a Roma hanno dato ripetute prove anche recent

Alle salme dei sei cittadini di Modena

“Alle salme dei sei cittadini di Modena, caduti nelle vie di questa città il giorno 9 gennaio, ai familiari affranti dal lutto, alla città intera, che abbiamo visto stamane ancora impietrita dallo stupore e dal dolore, ai lavoratori di Modena e di tutta l'Emilia qui convenuti e qui presenti, porto l'espressione della solidarietà e del cordoglio profondo del Partito comunista italiano, del partito di Antonio Gramsci, del partito che lavora nello spirito di Lenin e di Stalin. Credo però che nessuno, in questo momento ed in questa circostanza, vorrà contestarmi il diritto di recarvi l'espressione della solidarietà e del cordoglio di tutti gli italiani i quali hanno senso di umanità e di fraternità civile. Vero è che in questo momento, dì fronte alla maestà infinita della morte, di fronte allo schianto dei familiari e al dolore di tutto il popolo, di fronte agli occhi vostri pieni di lagrime, io sento soprattutto la vanità dì tutte le parole umane. Ma parl