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Visualizzazione dei post da gennaio, 2016

Le origini

E’ Giuseppe Di Vittorio il primo a parlare esplicitamente della necessità di uno Statuto dei diritti dei cittadini lavoratori. Prendendo la parola nel corso dei lavori del Congresso del Sindacato dei chimici dell’ottobre 1952, Di Vittorio formula una proposta destinata ad assumere una grandissima importanza nella storia del Paese affermando:  “I lavoratori sono uomini e liberi cittadini della Repubblica Italiana anche nelle fabbriche, anche quando lavorano […] - scrive il segretario su l'Unità dell'11 ottobre 1952 - Nell’interesse nostro, nell’interesse vostro dei padroni, nell’interesse della patria, rinunciate all’idea di rendere schiavi i lavoratori italiani, di ripristinare il fascismo nelle fabbriche […] Io voglio proporre a questo Congresso una idea che avevo deciso di presentare al prossimo congresso della CGIL […] facciamo lo statuto dei diritti dei lavoratori all’interno dell’azienda. Formulato in pochi articoli chiari e precisi, lo statuto può costitu

Guardando al futuro...

  […] Ecco perché abbiamo bisogno di affrontare in modo completamente diverso il problema della rappresentanza del sindacato. Non si tratta di organizzare un sindacato dei precari, di accettare come fatali delle divisioni che si stanno incrostando nella società, si tratta di assumere come dato centrale i problemi della persona e di costruire su questi problemi una nuova solidarietà. Non è l’aumento salariale uguale per tutti, che fa parte di un’altra epoca e corrisponde a un’estrema varietà di situazioni professionali e salariali, che può risolvere il problema. Non sono le 35 ore uguali per tutti di fronte a una enorme diversità di situazioni che vanno dal laboratorio scientifico alla catena di montaggio. Tanto è vero che su queste parole d’ordine che abbiamo cercato a volte di sposare non siamo riusciti a costruire un minimo di solidarietà fra i lavoratori cosiddetti tradizionali occupati e i giovani in modo particolare senza professionalità esclusi da una capacità di contratt