Per la prima volta nella storia repubblicana, abbiamo una donna, Marta Catarbia, alla Presidenza della Corte Costituzionale.
Approdata alla Corte su nomina dell’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano (dal 2014 è vicepresidente), Cartabia è docente di diritto costituzionale all’Università Bicocca di Milano.
“Ho rotto un cristallo - le sue prime parole - spero di fare da apripista. Spero di poter dire in futuro, come ha fatto la neopremier finlandese, che anche da noi età e sesso non contano. Perché in Italia ancora un po’ contano”.
Ci sono voluti quindici anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione e ben 16 concorsi per uditore giudiziario, con un totale di 3127 vincitori, dai quali le donne erano state indebitamente escluse, per avere, nel 1963, l’affermazione del principio di uguaglianza fra i sessi nell’accesso in magistratura (recita l’art. 1 della legge 9 febbraio 1963 n. 66: La donna può accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura, nei vari ruoli, carriere e categorie, senza limitazione di mansioni e di svolgimento della carriera, salvi i requisiti stabiliti dalla legge. L’arruolamento della donna nelle forze armate e nei corpi speciali è regolato da leggi particolari).
Il primo concorso aperto alla partecipazione delle donne verrà bandito il successivo 3 maggio e sarà vinto da otto donne, che entreranno in servizio il 5 aprile 1965: Letizia De Martino, Ada Lepore, Maria Gabriella Luccioli, Graziana Calcagno Pini, Raffaella D’Antonio, Annunziata Izzo, Giulia De Marco, Emilia Capelli.
“Eravamo una stranezza, il nostro entrare in un mondo da sempre maschile ci faceva sentire sempre sotto esame”, raccontava qualche anno fa Maria Gabriella Luccioli, una delle 8 vincitrici, “Le donne hanno cambiato il diritto: la diversa sensibilità, il linguaggio, il modo di gestire i rapporti umani, di interpretare la norma e darne concretezza hanno vivificato la giurisdizione. Nel farsi diritto vivente le donne hanno contribuito a profonde innovazioni nel campo del diritto di famiglia, della tutela dei soggetti deboli, del concetto di tollerabilità della convivenza matrimoniale, della attribuzione del cognome dei figli, della ridefinizione del concetto di violenza”.
Oggi le donne in magistratura sono oltre la metà, ma le donne titolari di uffici direttivi sono ancora abbondantemente meno del 10%.
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