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Luciano Lama, dalla Resistenza alla Cgil



di Ilaria Romeo
responsabile Archivio storico CGIL nazionale


Il 24 marzo 1970 il Consiglio generale della Cgil elegge per acclamazione Luciano Lama segretario generale della Confederazione.

Cresciuto alla scuola di Giuseppe Di Vittorio, Lama rappresenta la generazione della Resistenza e il periodo della sua Segreteria - dall’Autunno caldo al referendum sulla scala mobile con la fine dell’unità sindacale e la crisi del Pci - vede il punto massimo del potere del sindacato e nello stesso tempo il suo ripiegamento di fronte all’avanzare delle ideologie neo liberiste.

La sua parabola può essere racchiusa tra due estremi opposti: quando diviene nel 1970 segretario della Cgil si è a poche settimane dall’Autunno caldo, cioè dal punto più alto raggiunto dal sindacato in termini di potere nella sua storia; al momento della sua uscita dalla Confederazione, avvenuta nel 1986, sei anni dopo la terribile sconfitta alla Fiat di Torino con la “marcia dei quarantamila”, dopo la rottura della Federazione unitaria nel 1984 e la sconfitta nel referendum sulla scala mobile nel 1985, il sindacato - soprattutto la Cgil - tocca uno dei punti più bassi e di maggiore debolezza nella sua storia.

Fra i principali artefici dell’intesa unitaria, strenuo sostenitore dell’unità sindacale e ideatore del Patto federativo dopo che le speranze dell’unità organica erano state momentaneamente accantonate in seguito alla vittoria del centro-destra nelle elezioni politiche anticipate del maggio 1972, la sua Segreteria è la più lunga nella storia ultracentenaria della Cgil.

Arrivato al vertice della Confederazione poche settimane dopo la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, Lama vive con la massima fermezza possibile - dalla bomba di Piazza della Loggia a Brescia a quella alla stazione di Bologna, dall’omicidio di Moro a quello di Guido Rossa - la stagione dello stragismo prima e del brigatismo dopo.

Al centro della scena pubblica per più di cinquanta anni sa come coniugare le forme più classiche della mobilitazione sindacale con i linguaggi della politica nella società di massa, attraverso una presenza efficace tanto nelle lotte operaie quanto nella comunicazione politica.

I documenti spesso inediti che riproduciamo a seguire ci restituiscono un Lama sotto certi aspetti inedito, raccontandoci di un uomo riservato e a volte schivo, dalla immensa personalità e carica umana: un uomo circondato di vero affetto, amato da compagni e lavoratori, stimato dagli avversari come avversario duro ma leale.




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