Il 16 giugno del 1944, 1.488 operai genovesi furono deportati a Mauthausen.
Ricordiamo questo triste anniversario attraverso la
ripubblicazione del diario inedito di Franco Antolini.
Dopo
l’8 settembre 1943, Antolini è tra gli animatori della Resistenza in Liguria.
Membro
del Comando militare regionale, il 18 marzo 1944, finisce nelle mani delle SS.
Tre
mesi di carcere e di stringenti interrogatori non bastano a strappargli nomi o
indicazioni; così i tedeschi lo deportano nel campo di eliminazione di
Mauthausen.
L’Archivio
storico CGIL nazionale conserva il documento, inedito, “I primi giorni della Resistenza a Genova (settembre - dicembre 1943).
Pagine di un diario non scritto”: 21 pagine manoscritte attraverso le quali Antolini
racconta, giorno per giorno, la vita in montagna sua e dei suoi compagni.
I primi giorni della Resistenza a Genova (settembre -
dicembre 1943)
Pagine di un diario non scritto
11
settembre 1943
I
tedeschi di Savona, dopo averci minacciato di fucilazione per il nostro rifiuto
di consegnare loro i documenti amministrativi del XV Anticentro di cui eravamo
soldati, ci hanno spogliati delle divise e rimandati a casa. La pagheranno.
21
settembre 1943
Abbiamo
già qualche tavoletta al 25.000 dell’Istituto geografico per le quattro zone
montane della Liguria: ne occorrono altre, e bisogna fare copie di quelle che
abbiamo. La Ditta E.A. monterà nella mia officina un “reparto riproduzione
disegni” che riprodurrà le carte: ma dove trovare la carta fotografica sottile,
in larghi fogli? Contatti con lo studente di Torriglia che ne promette.
Adesso
ho stabiliti contatti con impiegati della Unione industriali: Pieragostini [Raffaele Pieragostini]
si diverte all’idea che la lotta contro il capitalismo filo nazista trovi punti
d’appoggio in casa del nemico, e a sue spese. Paggi è l’elemento migliore di
questo ambiente: chiede anche libri, pensa, discute. Non ci tradirà (Agostino
Paggi è morto a Mauthausen, vittima ignorata della nostra fede, con grande
fierezza).
1°
ottobre 1943
Sull’Antola
c’è già un gruppo di nostri elementi: a Favale anche: sui monti sopra Voltri e
sopra Pontedecimo anche. Abbiamo dati, ai singoli responsabili di zona, nomi
dei mesi. Gennaio e Febbraio sono a ponente e in Polcevera; Marzo è a Favale; Aprile sull’Antola.
A
Lavagna lavorano Bini [Giovanni
Serbandini] e suo cognato; un gruppo di giovani, professori,
studenti e operai. Sono rientrati in circolazione Buranello [Giacomo Buranello]
e i suoi compagni, arrestati nell’ottobre del 1942 a Sampierdarena: lavorano tra gli studenti, ma pensano più a trovare armi
che a leggere dispense.
10 ottobre 1943
Un comunista ogni dieci che salgono ai monti è
l’obiettivo iniziale che si pone il partito della classe operaia. Qui ne
salgono otto su dieci. Pieragostini mi presenta a Castelletto,
tra un vento furioso che tiene lontani tedeschi e benpensanti Lucio e Paolo
[?]: uno esce da anni di galera, l’altro viene dall’esilio. Male vestiti,
debilitati dagli stenti, saliranno in settimana sui monti.
23-24
ottobre 1943
Riunione
sull’Antola: Paolo prende le consegne da Aprile; Marzo, zoppicante con barba da
mazziniano e mantellaccio da contadino spagnolo, è giunto a piedi da Favale,
via Barbagelata.
Ardesio
[Ingegner Agostini
(Pietra o Ardesio)]
e Falini [?] sono saliti da Genova, altri
da Torriglia. Ispezioniamo e lasciamo presidiata la zona Antola - Capanne di Carrega. La notte nella “Casa del
romano” è stata passata, tra le paure della padrona, i nostri fucili, la
pioggia di fuori e la fame di dentro. La sera del 24 a mezzanotte arriviamo con
Ardesio a Busalla, piena di tedeschi. La montagna era deserta e ci aveva dato
senso di sicurezza: i fascisti restano tappati nelle loro casermette di
avvistamento antiaereo, dalle quali occorre sloggiarli al più presto, come si è
convenuto sull’Antola. Dormiamo da Macciò [Enrico Macciò], che (sappiamo poi) nasconde noi al piano terreno,
in camera da pranzo; Dellepiane [Arturo Dellepiane] al primo piano, Sem Benelli al
secondo, e riceve all’indomani la visita di un tizio che mi rifiuto di
conoscere e che si scoprirà poi essere una spia dei tedeschi (Macciò pagherà
cara la sua entusiastica imprudenza: è caduto anch’egli a Mauthausen nel 1944).
Ripartiamo con una certa urgenza all’indomani.
Fine ottobre (cancellato) 1943
Le prime casermette fasciste sono state assaltate:
gioia di leggere la notizia, tanto attesa, nei giornali fascisti. Il tenete
delle brigate nere è caduto a Sampierdarena. I Gap si affiancano nell’azione ai
gruppi partigiani. Elementi di altre correnti politiche, prima dubbiosi, sono
ora presi dall’entusiasmo. Il buon Pepe [Giuseppe Bianchini] ha già pronta la “zucca” per la emissione della nostra moneta. I nemici
sono numerosi: è saltato un ponte e si è data la colpa a un fulmine. Poi ne è
saltato un altro in piena giornata di sole. Un compagno di Certosa mi telefona
un giorno chiedendomi come mai si sente sparare e non è suonata la sirena
d’allarme: è il comunicato che l’operazione dei Gap di Certosa è riuscita.
Abbasso il ricevitore e faccio un salto di gioia.
4
novembre 1943
Sul
monumento ai caduti di Lavagna si è trovato scritto: A morte i tedeschi, viva
la libertà. Gli autori, da domani, partiranno ai monti: chi sa dove finirà
Piccolo campo di Caldwell che avevo prestato a uno di loro.
Novembre
1943
Sciopero
dei tramvieri. E’ riuscito superbamente. A colazione incontro Manes [?]: è
tanto contento da diventare pericoloso: beviamo alla salute dello sciopero e
dei tramvieri. Hanno arrestati Guglielmetti [Romeo Guglielmetti]
ed altri: cadranno da eroi, come hanno combattuto in questi giorni. Rino
Mandoli, dopo otto anni di galera, prende il suo posto tra noi. (Rino Mandoli -
Sergio - salì poi a Capanne di
Marcarolo. Fu catturato come borsanerista, tradotto ad Alessandria,
riconosciuto da veneziani, fu poi trasferito a Genova. Fu ospite della stessa
mia cella alla IV Sezione: pensammo di essere fucilati insieme. Deportarono me
ed uccisero lui,sul Turchino, nel maggio 1944. Caro grande Sergio).
Fine
novembre 1943
Funziona,
come può, il primo Comitato militare di Cln: Raimondo [Enrico Raimondo]
per la Dc; Rapuzzi [?] per il Pda (poi Lanfranco [Eros Lanfranco], poi
Tomasi [Giovanni Trombetta, Tomasi]);
Bruzzone [Dante Bruzzone] per
i socialisti; Lazagna [Umberto
Lazagna]
per i liberali. Sede il San Nicola, lo stesso Collegio dove, nel 1926, ci
trovammo con Carlo Roselli, Manzitti [Francesco
Manzitti],
Tarello [Mario Tarello], Sabatelli [Francesco
Sabatelli] e altri, per ricostruire le file
dell’antifascismo. Caro Marchi [Giulio
Marchi],
sempre eguale dopo vent’anni, sempre antifascista, sempre coraggioso, sempre
ingenuo.
Dicembre
1943
Nello
o Nullo [?], ispettore delle Brigate Garibaldi, non è malcontento del lavoro
fatto a Genova: Dario, ispettore del Gap, ci consegna la miccia che ci mancava
sotto forma di uno spago col quale teneva legato un suo pacco, ostentato sui
treni e per la strada. Litighiamo perché ne vogliamo un metro di più e lui ci
assicura che ripasserà quando sarà per finire. Il coprifuoco è alle 16. Lo
porteremo a Mezzogiorno!
Dicembre
1943
Continuano
le ispezioni in montagna: sui treni, nelle corriere, per le strade di Marassi,
trovi sempre qualcuno che mi conosce. Fino a quando crederanno che vado in
cerca di patate per la famiglia? Ispezione notturna agli uomini di Marzo, gente
di Chiavari, emiliani dell’esercito che non hanno potuto andare a casa, sua
figlia che fa la staffetta. Polenta e castagne secche: per festeggiarmi, anche
il vino. Il solenne e misterioso “Comitato militare di Cln” manda, per mio
tramite, i capitali occorrenti alla alimentazione e all’armamento: cinquecento
lire.
Dicembre
1943
Ardesio ha trovato l’ufficiale radiotelegrafista che
aspettavamo. Lo battezziamo Bisagno [Aldo
Gastaldi]
e lo affianchiamo a Bini [Giovanni
Serbandini].
20
dicembre 194[3] (l’originale riporta 1944, ma dovrebbe trattarsi di un errore)
Porto
Dante [Stanchi ?]
a Cichero dove già sono Marzo, Bini e Bisagno; il gruppo è di molte decine di
uomini. Nasce il problema della… licenza natalizia. I compagni stanno perdendo
la nozione di come sia difficile passare dai posti di blocco e venire in città.
Soprattutto non si rendono conto dei pericoli delle loro inevitabili confidenze
familiari al tavolo di Natale.
Battuta
a Chiavari per scavare le armi sepolte l’8 settembre: oggi abbiamo braccia
disposte ad usarle bene. Rientrano a mezzanotte incolumi: vestiti da contadini
hanno sulle spalle alberelli fasciati con piccole radici da un lato e foglie
dall’altro. Slegati gli alberi si rivelano fucili truccati. Danze notturne,
sulla montagna, complice sicura. Tra poco, se i contatto con Ruggiero daranno i
frutti sperati, dovremmo avere i primi lanci. Gli inglesi (quelli del
colonnello Gore) non volevano farne perché “ci sono troppi comunisti tra i
partigiani”: gli americani pare non siano di questa idea.
Gennaio
1944
“L’erba
cresce d’estate”; “Le api hanno il miele”: Radio Londra trasmette le parole
d’ordine attese. I lanci ci saranno.
I
lanci ci sono stati. Lanfranco inalbera per Genova una camicia bianca a righe
azzurre, ricevuta dal cielo. Ma ci sono anche scarpe, armi, cioccolata. I
nostri uomini avranno meno fame.
20
gennaio 1944
Ispezione
a Prato Sopralacroce, con Bini e
Bisagno. Il parroco, l’oste, la mia aria borghese, la loro da pirati barbuti,
un autista – maledizione – che mi conosce da ragazzo, a Cornigliano.
Usiamo i casoni di alloggiamento per il dispositivo strategico che era scoperto in quel settore: facciamo i tonti fino al momento di ripartire. Sapremmo poi che l’oste era una spia e che sapeva i nostri nomi: ci attenderà al varco per molto tempo per darli a Spiotta [Vito Spiotta].
Usiamo i casoni di alloggiamento per il dispositivo strategico che era scoperto in quel settore: facciamo i tonti fino al momento di ripartire. Sapremmo poi che l’oste era una spia e che sapeva i nostri nomi: ci attenderà al varco per molto tempo per darli a Spiotta [Vito Spiotta].
Chi di noi cadrà, cadrà per altri motivi e in altre
situazioni. La fortuna assiste i combattenti per la patria e per la libertà.
Febbraio 1944
Siamo migliaia. I problemi di approvvigionamento
preoccupano Ardesio, che
ha 600 uomini alla Benedicta.
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