Gli omosessuali sono stati il terzo gruppo, dopo ebrei e zingari, ad essere perseguitati, internati e uccisi nei campi di sterminio tedeschi.
Così come il nazismo, anche il fascismo li perseguiterà, pur non contenendo il codice penale Rocco una specifica normativa anti omosessuale.
Nel progetto iniziale del Codice, in realtà, era previsto un articolo - il 528 - che puniva con la reclusione da uno a tre anni i colpevoli di relazioni omosessuali. Alla fine, però, “La Commissione ne propose ad unanimità e senza alcuna esitazione la soppressione per questi due fondamentali riflessi. La previsione di questo reato non è affatto necessaria perché per fortuna e orgoglio dell’Italia il vizio abominevole che ne darebbe vita non è così diffuso tra noi da giustificare l’intervento del legislatore, nei congrui casi può ricorrere l’applicazione delle più severe sanzioni relative ai diritti di violenza carnale, corruzione di minorenni o offesa al pudore, ma è noto che per gli abituali e i professionisti del vizio, per verità assai rari, e di impostazione assolutamente straniera, la Polizia provvede fin d’ora, con assai maggior efficacia, mediante l’applicazione immediata delle sue misure di sicurezza e detentive”.
A far scattare la denuncia è sufficiente una delazione, la segnalazione di un vicino di casa, del portinaio, di un collega d’ufficio, del parroco.
I metodi repressivi di cui si può trovare traccia negli archivi variano dal pestaggio all’uso delle classiche bottiglie d’olio di ricino, dal licenziamento se si lavora per un ente pubblico all’ammonizione (una specie di arresto domiciliare mitigato) sotto la sorveglianza costante della polizia, fino alla deportazione nelle isole o in remote località del Sud.
Tutte forme di repressione che non passano attraverso il codice penale e perciò non entrano a fare parte di statistiche. Storie poco note ad una società che spesso tendeva tristemente ad avallare, indolori per i più ma non ovviamente per chi ne era colpito.
In totale saranno oltre 20mila le pratiche di ammonizione nei confronti degli omosessuali, alcuni dei quali saranno anche confinati in isole del Mediterraneo - in particolare le Tremiti come detenuti politici, poi rimandati a casa come detenuti ‘comuni’ - o nelle miniere di Carbonia, in Sardegna, con lo stigma di asociali.
“Fui vittima di una delazione - racconta “Nuvola Bionda” -. Mi ero innamorato di Nicola, un ragazzo molto bello, il figlio di un fornaio di Trastevere. La matrigna di Nicola non vedeva di buon occhio la nostra amicizia. Intuì che io ero gay e per liberarsi del figliastro raccontò i suoi sospetti ad un prete di sua fiducia che la indirizzò a un commissario di polizia. Ci pizzicarono a letto assieme, all’alba di un giorno di primavera del 1941. Fui processato e spedito a Carbonia, in Sardegna. Lì fu brutta davvero. Stavo in miniera con altri come me e certi comunisti. Ma non si poteva parlare mentre si lavorava. E la sera si era troppo stanchi per fare conversazione. Eravamo trattati come bestie. Il peggio fu quando arrivò un certo Calascione. Questo tipo ci odiava, a noi. Ci mise dei campanelli ai polsi e alle caviglie in segno di scherno, «così la gente quando vi sente arrivare, scappa. Siete peggio degli appestati», ci diceva”.
Scriveva il 6 ottobre 1939 al ministro degli Interni ‘Leonardo a' Francisa’, condannato a 5 anni di confino per omosessualità sull’isola di san Domino, passata alla storia come “l’isola dei femminielli”: “E’ da otto mesi che sospiro la libertà tutti i giorni, in tutte le ore, in tutti i momenti. La legge umana fa espiare i delitti e i reati degli uomini, privandoli di essa, Dio nell’Eden punì l’uomo con la morte, ma non gli tolse la libertà. Dunque vale più della vita. La vita senza di essa è morta, specialmente per un ragazzo a vent’anni, che deve pensare seriamente al suo avvenire. Ed io quale delitto, quale male ho commesso per essere privato così inesorabilmente di questo grande tesoro? Di qual reato di quale scandalo mi si può incolpare?”.
Dalla fine del nazi fascismo bisognerà attendere il 17 maggio 1990, perché l’omosessualità sia rimossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dalla lista delle malattie mentali.
Secondo l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, il 62% delle persone lesbiche, bisex, gay e trans in Italia oggi non dichiara il proprio orientamento sessuale; il 32% dichiara di evitare di tenere per mano il partner per paura di molestie o aggressioni; il 92% pensa che il proprio Paese non si impegni per nulla o quasi per nulla in una lotta efficace contro l’intolleranza.
Da 75 anni ormai siamo un paese libero, ma siamo davvero così certi di essere tornati ad essere un paese civile?
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