Sono
uno dei capitoli più dolorosi della storia del ventennio fascista: le leggi
razziali del 1938, l’antisemitismo che diventa discriminazione, esclusione
dalla vita pubblica, deportazione.
Al
Regio decreto legge del 5 settembre 1938 - che fissava «Provvedimenti per la
difesa della razza nella scuola fascista» - e a quello del 7 settembre - che
fissava «Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri» - fa seguito (6
ottobre) una «dichiarazione sulla razza» emessa dal Gran Consiglio del fascismo. Tale dichiarazione viene successivamente adottata dallo
Stato sempre con un Regio decreto legge che porta la data del 17 novembre dello
stesso anno.
All’indomani
dell’emanazione della prima delle leggi razziali fasciste, a Parigi
l’esule Giuseppe Di Vittorio prede in mano la penna e scrive elevando, alto e
forte, il suo grido di sdegno:
“Mentre
la situazione internazionale si aggrava di ora in ora, sotto le minacce
intollerabili degli aggressori fascisti, il delirio razzista è giunto al
parossismo in Italia. Tutti i mezzi, potentissimi di pressione morale e
materiale di cui si è munito il regime, sono stati messi in azione per creare un’atmosfera
di pogrom. Nella disonorante campagna di odio contro gli ebrei - contro gli
stessi ebrei italiani, che sono nati in Italia, che hanno compiuto il loro
servizio militare in Italia, che sono degli onesti cittadini - non vi è
ritegno, non vi sono limiti, né pudore. La vigliaccheria garantita dalla
protezione senza riserve dello Stato, si ammanta della pelle del leone e si
accanisce con estrema ferocia contro i deboli, contro coloro che sono stati
spogliati d’ogni diritto e messi al bando come lebbrosi!... Gli ebrei sono
divenuti gli ‘untori’ di manzoniana memoria. Nessuno degli omonzoli del
regime ha il coraggio civico di dire almeno una parola di moderazione; nessuno
di costoro mostra di possedere ad un grado qualsiasi il senso di misura, né
sentimenti d’umanità. Al contrario, i gerarchi arricchiti sul sangue e sulle
lacrime del popolo, fanno a gara, a chi più può mostrarsi ‘intransigente’,
feroce e spietato verso i deboli, gli isolati, i paria, messi nell’impossibilità
di reagire e difendersi. Tutti partecipano ‘coraggiosamente’ a questa gara
della più abbietta viltà. E quei gerarchi che hanno vissuto alla greppia di
ebrei capitalisti, e si sono magari arricchiti, sono oggi fra i più infuriati
cacciatori di ebrei; cioè, fra i più vili.
Coloro
che arzigogolavano su pretese differenze fra i due massimi dittatori fascisti d’Europa
- prosegue Di Vittorio - sforzandosi di scorgere in Mussolini il famosissimo ‘latin,
sangue gentile’ - per cui il boia del nostro popolo sarebbe stato più misurato,
più equilibrato, più sensibile, più umano, ecc. ecc., del suo collega germanico
- sono ormai ben serviti. Mussolini, l’uomo di tutti i rinnegamenti e di tutti
i tradimenti; Mussolini, che ancora nel 1934 ripudiava con veemenza il razzismo
e rivendicava come un grande onore per il fascismo italiano l’essere immune da
questa lue barbarica e di trattare i cittadini italiani ebrei alla stessa
stregua di tutti gli altri cittadini, portandoli anche alle più alte cariche in
tutte le branche dell’attività nazionale, secondo i loro meriti; Mussolini,
diciamo, è sceso così in basso, sotto l’influenza, la pressione e gli ordini di
Hitler, da superarlo, nella brutalità e nella ferocia. Mussolini si è distinto,
sì, ma nel bruciare le tappe. In questa lotta selvaggia e codarda contro le
poche migliaia di ebrei italiani - già perfettamente assimilati e fusi col
nostro popolo - Mussolini ha fatto in poche settimane ciò che Hitler ha fatto
in quattro anni. Tutti gli ebrei stranieri residenti in Italia - perché,
poveretti, avevano creduto all’antirazzismo di Mussolini di ieri - sono espulsi
in massa. Tutti gli ebrei residenti in Italia da meno di vent’anni sono espulsi
dall’Italia, anche se avevano acquistato la cittadinanza italiana. Tutti gli
ebrei italiani sono stati esclusi dall’insegnamento e dagli impieghi pubblici.
Gli alunni ebrei italiani, nati in Italia da cittadini italiani, sono esclusi
da tutte le scuole pubbliche e pareggiate.
L’esclusione
degli ebrei anche dagli impieghi privati, dall’esercizio delle professioni
liberali, dal commercio, ecc. ecc. - continua Di Vittorio - è già in corso su tutta la linea, senza
bisogno d’alcun decreto. Del resto, è stata già annunciata l’esclusione degli
ebrei dal partito fascista; forse anche da altre organizzazioni del regime. E
tutti sanno che in Italia chi non ha la tessera fascista non può lavorare. I
cittadini italiani ebrei sono praticamente cacciati da tutti gli impieghi,
avulsi da ogni attività produttiva, esclusi da ogni posto di lavoro. Come deve
vivere questa massa di circa 80.000 ebrei italiani? Agli stessi capitalisti
ebrei - o anche a quei cittadini ebrei che possiedono qualche economia - è
impedito di espatriare coi loro beni. Ma più crudele e veramente
drammatica è la situazione degli ebrei poveri, che sono la grande massa.
Ripetiamo: come deve vivere questa massa di cittadini italiani, spogliati d’ogni
diritto e privati d’ogni possibilità di guadagnarsi la vita col proprio lavoro?
Ancora: cosa avviene delle decine di migliaia dl fanciulli e di studenti
italiani ebrei, odiosamente esclusi dalle scuole pubbliche e pareggiate? A
questi drammatici interrogativi, il regime non si preoccupa affatto di
rispondere. E non se preoccupa nemmeno il re, il quale ha dimenticato
che lui e la sua famiglia riscuotono decine di milioni all’anno dal popolo
italiano affamato, per il titolo di ‘guardiano della Costituzione italiana’.
Ora, secondo la detta Costituzione, i cittadini italiani - compresi quelli
ebraici - ‘sono uguali davanti alla legge’, per cui nessun governo ha il
diritto di farne una categoria di cittadini inferiori, privati d’ogni diritto e
d’ogni possibilità di vivere. Il popolo italiano, però, non rimane indifferente
di fronte all’ondata di più vergognosa barbarie scatenata dal regime.
Che
nessuno s’inganni! - conclude Di Vittorio - La lotta contro gli ebrei non è che
un aspetto della lotta dei grandi trust e della loro dittatura fascista contro
l’intero popolo italiano. Col parossismo razzista scatenato contro gli
ebrei, il governo fascista mira a far passare gli ebrei come responsabili
della miseria spaventosa in cui il regime ha gettato il nostro popolo,
specialmente per le sue guerre d’aggressione contro l’Abissinia e la Spagna; il
governo fascista mira a creare una ideologia e una mentalità imperialista nelle
masse popolari, per farne uno strumento docile della sua politica di guerra,
della guerra generale nella quale i grandi criminali dell’asse fascista stanno
forse lanciando l’Europa, nel momento stesso in cui scriviamo. Ma noi non
possiamo limitarci a deplorare le malefatte e le barbarie del regime. La
democrazia italiana ha il dovere di unirsi e d’agire. Dobbiamo agire per
esigere che le misure decise dalla Conferenza Internazionale di Evian per
proteggere gli ebrei austriaci e tedeschi, siano automaticamente applicate
anche agli ebrei italiani. Dobbiamo esigere che la Società delle Nazioni
intervenga per proteggere la vita e gli averi degli ebrei italiani. Dobbiamo
unirci d’urgenza ed agire contro la guerra che le dittature fasciste stanno scatenando
[…] Unione! Unione! Unione!”. (Giuseppe Di Vittorio, In aiuto degli ebrei italiani!, in «La voce degli italiani», 7
settembre 1938).
Ribadendo
il concetto, torna a scrivere Di Vittorio cinque giorni più tardi: “La gravità
della situazione internazionale non deve farci dimenticare le terribili
persecuzioni cui sono sottoposti gli ebrei italiani, né il dovere imperioso che
noi abbiamo di difenderli. […] il problema ebraico, sollevato artificialmente
dalla dittatura fascista, non interessa gli ebrei soltanto; interessa tutto il popolo
italiano. Il delirio razzista al quale si sono abbandonati senza ritegno e
senza dignità i profittatori del regime, è un atto di guerra che fa parte della
preparazione del regime alla guerra mondiale, in quanto mira a creare una
mentalità imperialista nelle masse, onde portarle più facilmente al macello
nelle guerre d’aggressione che si preparano. Con la barbarie razzista, il regime
vuol ingannare le masse ridotte alla fame, suscitando in esse la convinzione di
appartenere a un popolo superiore. L’improvviso e codardo furore razzista del
regime è una grossolana diversione, volta ad incanalare contro gli ebrei l’esasperato
malcontento delle masse affamate dai grandi trust, dai ricchi agrari e sopratutto
dalle guerre d’aggressione in permanenza. Anche lo Zar, nella vecchia Russia,
per placare il malcontento dei mugik affamati dai signori feudali, organizzava
i pogrom contro gli ebrei!... Il razzismo fascista è tutto questo, ma non è solo
questo. La politica razzista fa parte della politica generale del regime di
dividere e suddividere incessantemente il popolo italiano, per continuare a
soggiogarlo, ad opprimerlo, a saccheggiarlo. Dopo i precedenti della Germania
hitleriana - dove, pur non essendo la religione cattolica quella dominante, i
cattolici conducono una lotta risoluta contro la barbarie razzista - nessuno
poteva pensare che i cattolici italiani avrebbero assistito impassibili alle
feroci persecuzioni contro gli ebrei, rinnegando lo stesso fondamento dei loro
principi cristiani. Mussolini sapeva, dunque, che scatenando codardamente l’ondata
razzista contro gli ebrei italiani, si sarebbe urtato all’opposizione dei
cattolici, oltre che a quella di tutte le altre correnti della democrazia
italiana. E l’ondata razzista, anticristiana e antiumana, è stata scatenata
ugualmente, anche per avere il pretesto di sferrare una nuova offensiva contro
le organizzazioni affiliate all’Azione Cattolica, che costituiscono i soli ed
ultimi residui di organizzazioni relativamente libere esistenti in Italia, e
nelle quali tanti lavoratori trovano ancora il modo di riunirsi e di scambiare
le loro opinioni, in un ambiente che non è quello ossessionante del fascismo.
Attraverso la caccia inumana e vile agli ebrei, la dittatura fascista mira a
distruggere questi ultimi resti di organizzazioni cattoliche, non bastandole d’aver
tolto loro ogni possibilità d’azione politica, sindacale e culturale. E
attraverso l’Azione Cattolica e le sue organizzazioni, il regime vuol
annientare le ultime e tenuissime larve di libertà che rimangono all’intero
popolo. E’ dunque contro tutto il popolo italiano che è diretta la lotta
selvaggia condotta dal governo fascista contro gli ebrei. Coloro i quali si
disinteressassero della caccia agli ebrei, magari col pretesto che fra i
perseguitati si trova qualche capitalista fascista, concorrente di altri più
grandi capitalisti; coloro i quali si ritenessero estranei alla lotta contro i
cattolici, magari col pretesto che qualche cardinale fascista ha chiamato
Mussolini «l’inviato della Provvidenza», tutti costoro, farebbero il giuoco del
fascismo; come lo fanno i trotzkisti, come lo fanno quei certi Bonanni, i quali
- a questi chiari di luna, e dopo le grandiose esperienze della Spagna e della
Francia - trovano che i socialisti non avrebbero altro da fare che... rompere l’unita
d’azione coi comunisti! Difendendo gli
ebrei italiani; difendendo i cattolici italiani e ciò che resta delle loro
organizzazioni, noi difendiamo gli interessi ed i diritti più elementari alla vita, al lavoro,
alla libertà, di tutto il popolo. Unendoci tutti, cattolici e non cattolici,
ebrei e non ebrei, in questa lotta per i
più sacri diritti atrocemente calpestati del nostro popolo, noi neutralizzeremo
l’azione fascista di divisione e lavoreremo per opporre vittoriosamente il popolo
unito alla dittatura fascista che lo insanguina e lo affama; noi difenderemo
vittoriosamente la pace contro le guerre d’aggressione che conduce la dittatura
fascista e contro la sua complicità con l’hitlerismo nella politica che proprio in questi giorni minaccia di scatenare
una nuova guerra mondiale. Difendendo
gli ebrei boicottati, insultati, umiliati, sferzati a sangue dalla furia
razzista del regime, noi difenderemo il patrimonio di civiltà del popolo
italiano; impediremo che questo patrimonio venga completamente sommerso dalla
barbarie fascista, che si vede costretta a cercare dei precedenti
giustificativi nei secoli più oscuri del
Medio Evo! […]”. (Giuseppe Di Vittorio, Difesa
degli ebrei italiani e delle organizzazioni cattoliche, in «La voce degli
italiani», 13 settembre 1938).
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