“Assisi, 24 settembre 1961: settecento anni sono passati da quando il più umile e il più grande figlio dell’Umbria, Francesco, lanciava da questi colli, all’Italia e al mondo, il suo messaggio di umana fratellanza, di amore per la vita e le sue creature”.
E’ l’inizio della cronaca della prima Marcia per la pace. Con il commento di un cronista d’eccezione: Gianni Rodari.
Sfileranno quel 24 settembre di cinquantasette anni fa circa 20.000 persone tra cui Norberto Bobbio, Renato Guttuso, Italo Calvino.
“Aver mostrato che il pacifismo, che la non violenza, non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta con un proprio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarietà che suscita e nelle non collaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte, è un grande risultato della Marcia”, dirà a conclusione dell’esperienza il suo ideatore Aldo Capitini.
“Le parole non potranno mai esaltare la bellezza, il vigore di questa marcia”, aggiungerà Renato Guttuso.
C’è nel corteo gente d’ogni condizione sociale: nomi illustri ed oscuri, deputati, contadini, scrittori, studenti, artisti, dirigenti sindacali, gente comune. Giungono delegazioni da Palermo, Trento, Cosenza, Pescara, Torino, Genova, Milano, Messina, Taranto. Si marcia, si ride, si canta. Le bandiere hanno il colore dell’arcobaleno.
Ricorderà qualche tempo dopo lo stesso Capitini: “I frati di Santa Maria degli Angeli erano impressionati la mattina (così dissero ad una signora) dell’arrivo di tanta gente ‘rossa’: quando videro quei popolani visitare i luoghi, interni al convento, dove visse San Francesco, e alcuni anche ascoltare la messa, si tranquillizzarono. Non vi fu un ubriaco. C’erano canti: un cantatore barbuto, il musicista Fausto Amodei, insieme con altri cantava canzoni della serie di ‘Cantacronache’, tra cui il canto di pace di Italo Calvino Dove vola l’avvoltoio, e strofette suggerite lì per lì da Franco Fortini”.
Il Movimento Nonviolento fondato all’indomani della prima Marcia (una mozione conclusiva riassume così i suoi obiettivi: cessazione degli esperimenti nucleari di ogni genere, disarmo universale, aiuto reciproco tra i popoli, alleanza di tutti gli uomini che vogliono la pace) rifiuterà di rendere annuale la sua periodicità per evitare - si disse - di trasformarla in uno stanco rituale: la seconda Marcia (1978, Mille idee contro la guerra) sarà organizzata in occasione del decimo anniversario della morte di Capitini, mentre la terza (1981, Contro la guerra: a ognuno di fare qualcosa) avverrà per commemorare il ventesimo anniversario della prima.
Seguiranno fino al 2016 altre 19 marce, di cui due (una il 16 maggio 1999 contro guerra in Kossovo, e una il 12 maggio 2002 per la pace in Medio Oriente) straordinarie.
Il 2 ottobre 1988 (V Marcia per la Pace) si marcerà per un’Europa non violenta, il 1º novembre 1992 (VII) contro la mafia, la corruzione e la violenza, il 14 ottobre 2001 (XIV) per il cibo, l’acqua, il lavoro per tutti. Ancora per l’Europa nel 2003 (XVI), per un’altra cultura nel 2010 (XIX), contro la rassegnazione e l’indifferenza nel 2016 (XXII).
A settant’anni dalla firma della Dichiarazione universale dei diritti umani, a cento anni dalla fine della prima guerra mondiale e a cinquant’anni dalla scomparsa di Aldo Capitini l’Italia che resiste si dà appuntamento il 7 ottobre lungo la strada che conduce da Perugia ad Assisi non per chiedere, ma per fare pace, per dimostrare che esiste un altro paese ed un’altra cultura con radici profonde nei principi e nei valori della nostra Costituzione e nella difesa delle democrazia, un’Italia che pensa, ragiona e sa scegliere il campo dove stare: quello dei diritti umani universali, della solidarietà, dell’accoglienza e della pace.
GUARDA IL FILM della prima marcia con la regia di Glauco Pellegrini, voce e commento di Gianni Rodari
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