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Visualizzazione dei post da maggio, 2015

Luciano Lama nei ricordi di Rinaldo Scheda

Il 31 maggio 1996 muore a Roma Luciano Lama. Così nel suo diario personale inedito e conservato presso l’Archivio storico CGIL nazionale lo ricorda Rinaldo Scheda, segretario confederale della Cgil dal 1957 al 1979. “La morte di Luciano Lama ha suscitato dolore, sconforto in molte lavoratrici e molti lavoratori, anche tra quelli più giovani che non l’avevano conosciuto ma avevano sentito parlare di lui dai più anziani. I rappresentanti delle più importanti istituzioni, a cominciare dal capo dello Stato, il presidente del Consiglio dei ministri, i dirigenti nazionali delle confederazioni sindacali, gli esponenti dei partiti politici e delle associazioni imprenditoriali, alla salma di Lama hanno reso un omaggio non formale ma hanno invece manifestato una stima sincera e una solidarietà piena verso lo sgomento dei familiari. Perché questa partecipazione? A questo interrogativo in molti hanno già risposto. Cinquant’anni di attività intensa ai più alti livelli nel sindacato,

Ricordando Luciano Lama

Il 31 maggio 1996 muore a Roma Luciano Lama, giovane partigiano protagonista della stagione fondativa della democrazia italiana, dirigente sindacale e uomo di sinistra, costruttore del sindacato e della Repubblica. Ricordarlo nell'anniversario della sua scomparsa per la CGIL non è soltanto un atto dovuto verso un dirigente che ha guidato l’organizzazione per sedici anni dal 1970 al 1986, ma un’occasione di riflessione sul proprio passato e sul proprio futuro. Lama infatti rappresenta la generazione della Resistenza, e il periodo della sua Segreteria - dall’Autunno caldo al referendum sulla scala mobile con la fine dell’unità sindacale e la crisi del PCI - vede il punto massimo del potere del sindacato e nello stesso tempo il suo ripiegamento di fronte all’avanzare delle ideologie neo liberiste. Fra i principali artefici dell’intesa unitaria, strenuo sostenitore dell’unità sindacale e ideatore del Patto federativo dopo che le speranze dell’unità organica erano stat

Ore 10,12. Carneficina in Piazza della Loggia

di Ilaria Romeo Responsabile Archivio storico CGIL nazionale Il 28 maggio   1974 a Brescia, durante una manifestazione unitaria del sindacato, scoppia una bomba a Piazza della Loggia. È una strage fascista; i morti sono otto, di cui cinque attivisti della CGIL:   Giulietta Banzi Bazoli di anni 34, Livia Bottardi Milani di anni 32, Clementina Calzari Trebeschi di anni 31, Euplo Natali di anni 69, Luigi Pinto di anni 25, Bartolomeo Talenti di anni 56, Alberto Trebeschi di anni 37, Vittorio Zambarda di anni 60. Raccontiamo gli avvenimenti di quella giornata attraverso i quotidiani del giorno stesso e dei giorni a seguire, le foto , il discorso di Luciano Lama ai funerali delle vittime che riproponiamo nella sua interezza: “Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del Consiglio, dirigenti di partiti democratici, amici, compagni di Brescia, l’Italia dei lavoratori, l’Italia democratica è presente oggi qui a Brescia per dare il saluto estremo a suoi lavoratori

Lo Statuto dei diritti dei cittadini lavoratori di Giuseppe Di Vittorio (da «Lavoro», n. 43, 25 ottobre 1952)

La proposta da me annunciata al recente Congresso dei Sindacati chimici – di precisare in uno Statuto i diritti democratici dei lavoratori all’interno delle aziende – ha suscitato un enorme interesse fra le masse lavoratrici d’ogni categoria. Il Congresso della Camera del Lavoro di Mantova, per esempio, ha chiesto che lo Statuto stesso venga esteso anche alle aziende agricole. E qui è bene precisare che la nostra proposta, quantunque miri sopratutto a risolvere la situazione intollerabile che si è determinata nella maggior parte delle fabbriche, si riferisce, naturalmente, a tutti i settori di lavoro, senza nessuna eccezione. Le prime reazioni padronali alla nostra proposta sembrano, invece, per lo meno incomprensibili. «Il Globo», infatti – giornale notoriamente ispirato dagli ambienti industriali – pretende che io, avanzando la proposta dello Statuto, avrei dimenticato «troppe cose». Che cosa? Ecco: «che gli stabilimenti non sono proprietà pubblica ma ambienti privati di lavoro nei

Dal 25 aprile al 9 maggio

Dal 25 aprile al 9 maggio trascorrono solo due settimane. Due settimane ricchissime di eventi che La CGIL nel novecento ha cercato di raccontare come sempre attraverso foto, video, documenti d’Archivio anche inediti. Su Rassegna.it abbiamo celebrato i 71 anni della riconquistata libertà attraverso la pubblicazione del racconto inedito di quelle giornate a Milano redatto in forma di verbale da un giovanissimo partigiano Leone (all’anagrafe Bruno Trentin). Sempre sul 25 aprile abbiamo pubblicato i video Ora e sempre Resistenza e La Liberazione, il Patto di Roma (cui ha fatto seguito la puntata successiva Guerra fredda e ricostruzione ), oltre che la riproduzione fotografica del documento attestante la resa di Genova (unico caso europeo in cui un corpo d’armata tedesco si sia arreso a formazioni partigiane) consegnato alla CGIL dal sindaco Gelasio Adamoli in occasione del secondo Congresso confederale (Genova, 4-9 ottobre 1949 ). Il documento, ritrovato nei locali dell’A

Il caso Moro nelle carte della CGIL

di Ilaria Romeo responsabile Archivio storico CGIL nazionale Il 16 marzo 1978 (giorno della presentazione del nuovo governo, il quarto guidato da Giulio Andreotti) la Fiat 130 che trasporta Aldo Moro dalla sua abitazione alla Camera dei deputati, viene intercettata tra via Fani e via Stresa da un commando delle Brigate Rosse. I cinque uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e  Francesco Zizzi) vengono uccisi sul colpo, Aldo Moro è sequestrato.  Dopo una prigionia di 55 giorni il suo corpo sarà ritrovato il 9 maggio a Roma in via Caetani, emblematicamente vicina sia a Piazza del Gesù che a via delle Botteghe Oscure. La Cgil vive con commossa partecipazione i 55 giorni del rapimento, proclamando il 16 marzo stesso insieme a Cisl e Uil lo sciopero generale. Grandi manifestazioni hanno luogo a   Bologna ,   Milano ,   Napoli ,   Firenze ,   Perugia   e Roma dove 200.000 persone si raccolgono in piazza San Giovann i. Così

Di Vittorio e la cultura

"Io non sono, non ho mai preteso, né pretendo di essere un uomo rappresentativo della cultura. Però sono rappresentativo di qualche cosa. Io credo di essere rappresentativo di quegli strati profondi delle masse popolari più umili e più povere che aspirano alla cultura, che si sforzano di studiare e cercano di raggiungere quel grado del sapere che permetta loro non solo di assicurare la propria elevazione come persone singole, di sviluppare la propria personalità, ma di conquistarsi quella condizione che conferisce alle masse popolari un senso più elevato della propria funzione sociale, della propria dignità nazionale e umana… La cultura non soltanto libera queste masse dai pregiudizi che derivano dall’ignoranza, dai limiti che questa pone all’orizzonte degli uomini: la cultura è anche uno strumento per andare avanti e far andare avanti, progredire e innalzare tutta la società nazionale… Io sono, in un certo senso, un evaso da quel mondo dove ancora imperano in larga misura l’ign