Passa ai contenuti principali

Perché l’umanità ha sempre avuto paura delle donne che volano, siano esse streghe o siano esse libere

Ve le ricordate “le due Simone”? Simona Pari e Simona Torretta, rapite nel 2004 a Baghdad nella sede della Ong per cui lavoravano e rientrate a Fiumicino dopo cinque mesi e mezzo di prigionia. “Oche gulive” le definì un giornale (volutamente con l’articolo indeterminativo e la g minuscola!) commentando il desiderio delle due ragazze di ritornare alla loro vita normale precedente il rapimento.
E Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due ragazze italiane rapite in Siria più o meno dieci anni dopo, ve le ricordate?
Ve le ricordate ancora Carola Rackete, Greta Thunberg, Laura Boldrini, da ultima Giovanna Botteri?
Cosa hanno in comune queste donne? Probabilmente tante cose, probabilmente nulla, ma una è talmente evidente da non poter non essere notata: sono state tutte, senza pietà e senza rispetto, lapidate sul web.
Perché verrebbe da chiedersi?
E la risposta che sono riuscita a darmi è solamente una: perché sono donne indipendenti, nel senso più vero ed intimo della parola.
Anche le donne stuprate spesso vengono raccontate per la loro scarsa morigeratezza di costumi e vestiti ed anche le donne ammazzate forse non erano proprio delle sante, forse erano positive al Coronavirus, forse sono state uccise, forse!, senza un valido motivo.
Lo abbiamo detto tante volte ma non ci stancheremo mai di ripeterlo: quella che serve, senza forse!, è una rivoluzione culturale che riconosca il ruolo della donna nella vita e nel lavoro, che rifiuti il concetto di ogni discriminazione e violenza, non solo quella fisica, non solo quella urlata.
Perché il problema di fondo è che ancora oggi tanti uomini e tante donne - purtroppo - odiano le donne libere, semplicemente.
Le donne indipendenti, autonome, determinate, che scelgono dove vogliono andare, che lavoro vogliono fare, come preferiscono vestirsi, cosa vogliono o non vogliono dire, in quale Dio vogliono o non vogliono credere, magari anche con il sorriso e la serenità di chi è realizzato e felice.
Perché in fondo la donna casalinga, la donna fragile, poco istruita, dipendente tanto - se non in tutto - dal pater familias è ancora quello che in molti sognano, anche se nessuno avrebbe mai il coraggio di esporlo apertamente.
Questo machismo sotterraneo, inconscio spiega tante cose: spiega la pratica di usare un particolare per colpire una persona, spiega le scarse ed in fondo poco convinte prese di posizione di fronte alle folli affermazioni del decreto Pillon o ad un avvenimento come quello ungherese di pochi giorni fa, spiega le nostre reazioni di fronte a canzoni o titoli di giornale che in un qualsiasi paese civile griderebbero vendetta e che invece da noi vengono accolti con un benevolo sorriso, una solidale pacca sulla spalla.
Del resto, non è una novità, “l’umanità ha sempre avuto paura delle donne che volano, siano esse streghe o siano esse libere”.

Ilaria Romeo

Commenti

  1. Credo di più perché sono persone disgustose, evidentemente false, e imposte a noi, miseri contribuenti, da questa società intrisa di falso buonismo, ingannata dall'idilliaco mondo del Mulino Bianco.
    Non c'è operazione umanitaria che non sia inquinata dal desiderio sfrenato di impadronirsi di una fetta di "danaro"!
    I personaggi che dovrebbero "volare" nell'articolo, nome dopo nome, storia dopo storia, sono tutti estremamente controversi, abbastanza sordidi per certi versi: una Boldrini, completamente esaltata, che continua a desiderare una ancora più massiccia invasione da parte di Islamici e di extra comunitari... peccato che la sua frenesia pro super-dotati puzzi di marcio, visto che le sue mire collimano con i desideri della peggior feccia cammorristica, peccato che desideri solo l'invasione ma, abbagliata dall'Ammore, non abbia mai promosso una beneamata mazza, in relazione alla possibilità di sostenerne l'impatto, anche nell'interesse degli stessi poveri cristi, che arrivano nel Bel Paese e poi vengono lasciati nei ghetti o in balia della malavita.
    Una Greta, una povera bambina malata, montata ad arte da pubblicitari, comunicatori e business men, che riesce solo a sbraitare acutissimi discorsi e accuse di satanismo, mentre se un giornalista, fuori dallo show, le domanda cosa preferisce a colazione, si perde, si impappina, e devono intervenire le sue severe guardie del corpo, per bloccare l'intervista.
    Io non vedo nessun volo di libertà, soprattutto quando poi le etere volanti, il pieno di Kerosene lo pretendono da noi; specialmente quando un governo di venduti e bugiardi, è pronto a donare, a partecipare ad ogni "santa iniziativa commerciale", per ricavarne provvigioni e poteri. E parliamo sempre di soldi nostri... o peggio di soldi prestati e regalati, mentre tocca a noi pagare il mutuo delle ville che si costruiscono "loro".
    Per la cronaca, se ti fosse sfuggito, 30 anni prima di Greta, una ragazzina di colore, anch'ella addomesticata a dovere, misteriosamente pervenne all'ONU, portando lo stesso discorso e lo stesso scompiglio passeggere.
    Non mi dilungo sulle strane manovre economiche che hanno fatto volare le altre fanciulle a cui fai riferimento...
    Pero nel salutare voglio richiamare l'attenzione su un'altra volante: Silvia Romano, altro strano personaggio, che viene rapita non si capisce da chi, scompare non si capisce con chi, viene trattata da ospite di lusso, torna col Rolex sul braccio, in perfetto stato di salute, raggiante come una Pasqua... Islamica fino al midollo... insomma una cosa che non si capisce troppo bene. Più una star che una crocerossina; più una aspirante protagonista del GF che una accanita lavoratrice.
    Anche sospettata di essere la stessa esibizionista, che anni fa fece scalpore girando nuda per Bologna e multata con 3300 euro dal Comune.
    Insomma qua mi pare che a volare siano sempre e solo i nostri danari, mentre politici, virologi di regime e superstar "dell'ammore" universale restano saldamente piazzati nei posti più convenienti per vivere, fare gli eroi, fare danni, fare ultrabeneficenza, sempre e solo coi soldi nostri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Terribile questo commento, intriso di cinismo, degno della destra peggiore. Io sono con Carola e le altre donne citate nell'altro intervento. Spesso proprio le donne si fanno veicolo del più rozzo maschilismo. Mi aspetto qualche insulto.

      Elimina
  2. Il rivendicare di continuo ad un genere, ad una professione, ad una condizione mette inevitabilmente in condizione di essere limitati. Ognuno si deve sentire parte operante, secondo le proprie caretteristiche di un sistema sociale. Io non rivendico di essere una donna, ma rivendico di essere un individuo sociale, che rispetta regole, che collabora attivamente in famiglia, che agisce per e verso un fine assoluto. Non accetto discorsi femministi né tanto meno piango sulla mia condizione. Sono parte di un progetto insieme ad altri individui e non muovo guerre a nessuno se, non per rivendicare principi che andrebbero ad arricchire culturalmente e socialmente il mondo in cui vivo.

    RispondiElimina
  3. Assurdi i commenti a questo articolo.. non ho parole..

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Franca Rame, Lo stupro

C’è una radio che suona… ma solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che c’è qualcuno che canta. Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore amore… amore… Ho un ginocchio, uno solo, piantato nella schiena… come se chi mi sta dietro tenesse l’altro appoggiato per terra… con le mani tiene le mie, forte, girandomele all’incontrario. La sinistra in particolare. Non so perché, mi ritrovo a pensare che forse è mancino. Non sto capendo niente di quello che mi sta capitando. Ho lo sgomento addosso di chi sta per perdere il cervello, la voce… la parola. Prendo coscienza delle cose, con incredibile lentezza… Dio che confusione! Come sono salita su questo camioncino? Ho alzato le gambe io, una dopo l’altra dietro la loro spinta o mi hanno caricata loro, sollevandomi di peso? Non lo so. È il cuore, che mi sbatte così forte contro le costole, ad impedirmi di ragionare… è il male alla mano sinistra, che sta diventando davvero insopportabile. Perché me l

Nel suo volto la storia dei cafoni

Pepite d’Archivio: ancora Gianni Rodari su Giuseppe Di Vittorio in un NUOVO, bellissimo testo da leggere tutto d’un fiato. Il brano, recuperato da Ilaria Romeo (responsabile dell’Archivio storico CGIL nazionale che lo conserva)  è tratto da «Paese Sera» del 3 novembre 1977 “Il 3 novembre del 1957 moriva a Lecco, dove si era recato per inaugurare la sede della Camera del lavoro, Giuseppe Di Vittorio. Ricordo la commozione di quelle ore, mentre la salma veniva trasportata a Roma per i funerali. Ricordo quei funerali. Roma ne ha conosciuti di più grandiosi. Quello di Togliatti, anni dopo, ebbe le proporzioni di una gigantesca manifestazione di forza. Ma non si è mai vista tanta gente piangere come ai funerali di Di Vittorio. Anche molti carabinieri del servizio d’ordine avevano le lacrime agli occhi. La cosa non stupiva. Di Vittorio non era stato solo il capo della Cgil e per lunghi anni un dirigente tra i più popolari del Pci: era diventato un uomo di tutti, stava nel cuore de