Passa ai contenuti principali

In ricordo di Vincenzo Di Salvo, di Ilaria Romeo


Il 17 marzo 1958 a Licata, in provincia di Agrigento, viene ucciso Vincenzo Di Salvo, 32 anni, dirigente sindacale.

Un nuovo efferato omicidio che va ad aggiungersi all’ampio corollario di morti nell’ambito del movimento operaio e contadino per mano della criminalità organizzata in Sicilia nel secondo dopoguerra ed oltre.

Un dirigente sindacale assassinato ieri a Licata, titolerà il 19 marzo «l'Unità» raccontando: 

“Licata, 18. Nella tarda serata di ieri, alle 21 circa, con un colpo di pistola in pieno petto è stato assassinato l’operaio edile Vincenzo Di Salvo di 32 anni, abitante a Licata in Via Incorvaia, 7. Il Di Salvo, un lavoratore onesto e incensurato, è stato trovato, riverso al suolo, in una pozza di sangue, nelle vicinanze di una scalinata che da Via Marconi porta a Via Santa Maria, cioè nelle immediate vicinanze del centro abitato. La vittima lascia la moglie e due figli in tenera età, che senza il suo sostegno vengono così a trovarsi nella miseria più nera. La notizia del crimine, appena sparsasi in città, ha destato vivissima impressione: la notorietà della vittima e la sua attività di dirigente della Lega edili hanno orientato i sospetti in una direzione ben specifica. In particolare, l’assassino viene indicato in un noto mafioso locale, sul quale gli investigatori nutrirebbero dei sospetti. Vincenzo Di Salvo, come abbiamo accennato, dirigeva la Lega edili aderente all’organizzazione unitaria e contemporaneamente prestava la sua attività lavorativa presso la ditta Iacona, impresa appaltatrice dei lavori di costruzione delle fognature cittadine. In qualità di dirigente sindacale, il Di Salvo era alla testa, da una settimana circa, dello sciopero dei dipendenti della impresa, non essendo riusciti i lavoratori ad ottenere dal 1° febbraio, il pagamento dei salari e degli assegni familiari maturati. Sabato scorso, a conclusione di un incontro tra rappresentanti dei lavoratori e del datore di lavoro, alla presenza del Sindaco e di un sottufficiale dei carabinieri, si giungeva ad un accordo: i lavoratori avrebbero sospeso l’azione sindacale a patto che l’azienda avesse pagato entro il giorno successivo i salari e tutte le altre spettanze. Diversamente gli operai avrebbero ripreso la loro libertà d’azione proseguendo nello sciopero. Purtroppo la domenica è passata ed anche il lunedì senza che la Iacona, la quale aveva promesso di pagare i salari e le altre spettanze in cantiere soltanto quando il lavoro fosse stato ripreso, mantenesse i suoi impegni. Una folla commossa ha accompagnato stamane all’estrema dimora le spoglie dell’operaio assassinato”.

Commenti

Post popolari in questo blog

Perché l’umanità ha sempre avuto paura delle donne che volano, siano esse streghe o siano esse libere

Ve le ricordate “le due Simone”? Simona Pari e Simona Torretta, rapite nel 2004 a Baghdad nella sede della Ong per cui lavoravano e rientrate a Fiumicino dopo cinque mesi e mezzo di prigionia. “Oche gulive” le definì un giornale (volutamente con l’articolo indeterminativo e la g minuscola!) commentando il desiderio delle due ragazze di ritornare alla loro vita normale precedente il rapimento. E Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due ragazze italiane rapite in Siria più o meno dieci anni dopo, ve le ricordate? Ve le ricordate ancora Carola Rackete, Greta Thunberg, Laura Boldrini, da ultima Giovanna Botteri? Cosa hanno in comune queste donne? Probabilmente tante cose, probabilmente nulla, ma una è talmente evidente da non poter non essere notata: sono state tutte, senza pietà e senza rispetto, lapidate sul web. Perché verrebbe da chiedersi? E la risposta che sono riuscita a darmi è solamente una: perché sono donne indipendenti, nel senso più vero ed intimo della parola. An...

Il giuramento di Mauthausen

Si aprono le porte di uno dei campi peggiori e più insanguinati: quello di Mauthausen. Stiamo per ritornare nei nostri paesi liberati dal fascismo, sparsi in tutte le direzioni. I detenuti liberi, ancora ieri minacciati di morte dalle mani dei boia della bestia nazista, ringraziano dal più profondo del loro cuore per l’avvenuta liberazione le vittoriose nazioni alleate, e saluta no tutti i popoli con il grido della libertà riconquistata. La pluriennale permanenza nel campo ha rafforzato in noi la consapevolezza del valore della fratellanza tra i popoli. Fedeli a questi ideali giuriamo di continuare a combattere, solidali e uniti, contro l’imperialismo e contro l’istigazione tra i popoli. Così come con gli sforzi comuni di tutti i popoli il mondo ha saputo liberarsi dalla minaccia della prepotenza hitleriana, dobbiamo considerare la libertà conseguita con la lotta come un bene comune di tutti i popoli. La pace e la libertà sono garanti della felicità dei popoli, e la ricostruzion...

Nel suo volto la storia dei cafoni

Pepite d’Archivio: ancora Gianni Rodari su Giuseppe Di Vittorio in un NUOVO, bellissimo testo da leggere tutto d’un fiato. Il brano, recuperato da Ilaria Romeo (responsabile dell’Archivio storico CGIL nazionale che lo conserva)  è tratto da «Paese Sera» del 3 novembre 1977 “Il 3 novembre del 1957 moriva a Lecco, dove si era recato per inaugurare la sede della Camera del lavoro, Giuseppe Di Vittorio. Ricordo la commozione di quelle ore, mentre la salma veniva trasportata a Roma per i funerali. Ricordo quei funerali. Roma ne ha conosciuti di più grandiosi. Quello di Togliatti, anni dopo, ebbe le proporzioni di una gigantesca manifestazione di forza. Ma non si è mai vista tanta gente piangere come ai funerali di Di Vittorio. Anche molti carabinieri del servizio d’ordine avevano le lacrime agli occhi. La cosa non stupiva. Di Vittorio non era stato solo il capo della Cgil e per lunghi anni un dirigente tra i più popolari del Pci: era diventato un uomo di tutti, stava nel cuor...