Con il numero 9 del 28
febbraio 1954 prendono il via i “Servizi di Lavoro
per il decennale della Resistenza”.
Il primo articolo è
dedicato alla Storia della “San Giorgio”
fabbrica medaglia d’oro: 3 pagine interamente dedicate alla storia
dello stabilimento negli anni 1944-45 a cura di Anton Gaetano Parodi,
arricchite da materiale fotografico inedito tra cui il foglio d’ordine per
l’insurrezione armata, che dispone l’uscita delle maestranze dalla fabbrica
perché raggiungano i posti di combattimento prestabiliti e la proclamazione di
uno dei numerosi scioperi condotti, con successo, contro l’occupazione nazista.
Nello stesso numero
viene bandito il “Concorso per una cronaca”: “In occasione del decimo anniversario
della lotta sostenuta dal popolo italiano contro il nazi-fascismo, «Lavoro»,
settimanale della Cgil, facendosi interprete del sentimento di tutti coloro che
diedero il meglio di sé nelle memorande giornate del secondo Risorgimento
d’Italia, bandisce un concorso straordinario per una cronaca in cui riviva un
avvenimento o un episodio della guerra di liberazione nazionale. Sarà premiata
con L. 30.000 e pubblicata nel numero speciale di Lavoro dedicato al Primo maggio 1954, quella cronaca che, per
efficacia di rievocazione e per sincerità di racconto, abbia valore di
un’autentica testimonianza”.
Il numero 12 del 21
marzo 1954 bandisce una Iniziativa
eccezionale per un numero eccezionale di Lavoro: “[…] Poiché la
celebrazione del Primo maggio coincide quest’anno con il decennale della
Resistenza, LAVORO al già noto «Concorso per una cronaca» sulla Lotta di
Liberazione, fa seguire una seconda grande iniziativa per la raccolta di
fotografie e documenti di valore storico e illustrativo sulla guerra partigiana
del 1943-1945”. «Lavoro» invita partigiani, patrioti e sappisti “ad inviargli
le fotografie eventualmente in vostro possesso che si riferiscono a fatti,
persone ed episodi della guerra di Liberazione, e l’originale o la fotocopia di
manifesti, giornali, manoscritti, volantini, ecc. ecc. aventi valore storico e
documentario”.
Il n. 16 de 18 aprile
dà notizia della chiusura, con grande successo, del concorso “Una cronaca sulla
Resistenza”: “La commissione giudicatrice del concorso indetto dal nostro
settimanale per “Una Cronaca sulla Resistenza”, ha ultimato in questi giorni i
suoi lavori. Essa si è compiaciuta anzitutto dello straordinario numero di
partecipanti, nonché del valore documentario di molti degli scritti pervenuti.
E ha creduto di interpretare il senso del Concorso premiando una cronaca, nuda
ed essenziale, che registra fedelmente i fatti avvenuti nel settembre 1943
nella città di Matera nei giorni precedenti l’arrivo delle truppe alleate […]”.
Arriva così il n.
17-18, numero speciale (32 pagine a colori) dedicato al Primo maggio.
A pp. 16-17,
nell’ordine: il parere delle giurie, la cronaca (L’insurrezione di Matera
di Francesco Nitti), le fotografie.
Fra le varie cronache
la giuria indica per il loro particolare e specifico interesse quella di
Antonino Tarsia (L’episodio del campo sportivo durante le quattro giornate di Napoli)
e gli scritti di Giuliano Montanini, Giuseppe Santoro, Aldo Severini, Giacomo
Fontana, Arturo Ciampolini, Narciso Borisi. A parte si segnala e propone per la
pubblicazione il racconto del tranviere Giuseppe Rossi Torino 1944. Ore di vita cittadina.
Il n. 19 del 9 maggio 1954 riporta
alla p. 21 tre fotografie dal titolo “Verso la gloria”, “Gli assassini
accusano”, “A testa alta”. “Queste fotografie, ridotte quasi a confuse macchie
scure, ma ancora chiaramente leggibili, rappresentano un documento forse unico
nel suo genere, che il nostro concorso fotografico sulla Resistenza ci ha
permesso di raccogliere. Le tre istantanee, scattate dagli stessi fascisti,
registrano infatti i tempi del processo, della esecuzione e della morte di uno
sconosciuto eroe partigiano. Per quanto ci risulta si tratta dell’unica
testimonianza fotografica completa di un simile episodio. Il nome del
partigiano è rimasto fino ad oggi ignoto, malgrado le ricerche compiute sia
dall’Ufficio Storico della Resistenza, sia da singoli comandanti partigiani,
sia dall’Anpi e per ultimo dal nostro giornale. Si conosce soltanto questo: il
fatto avvenne in una località del Cansiglio, nel veneto: forse a Pederobba,
forse a Cavaso. Con probabilità il caduto apparteneva alla formazione «Nino Nanetti».
Il suo pseudonimo era Lupo: non conosceremo mail il nome vero, sappiamo però
che si trattava di un coraggioso. Questo ce lo dicono le stesse fotografie:
esse, come dicemmo, sono ridotte a macchie bianche e nere, ma bastano però a
documentare il contegno fierissimo di Lupo davanti alla morte. Vogliamo inoltre
pubblicarle come segno d’omaggio al Partigiano ignoto, simbolo del valore di
tutti partigiani (Foto e notizie inviate da G. Pertegato)”.
Il n. 25 del 20
giugno riporta uno scoop!
Il fondo delle pp. 20-21 titola In questa fotografia una madre ha conosciuto
suo figlio. La famiglia di un eroe partigiano riconosce il proprio congiunto,
fucilato dai tedeschi, in una fotografia del nostro concorso per il decennale
della Resistenza.
Riconosciuto
Lidio Valle, sottotenente del 2° Reggimento Granatieri di Sardena, combattente
nella IX divisione partigiana Garibaldi «A. Imerito», la famiglia scrive alla
redazione di «Lavoro» ristabilendo la completa verità sull’episodio documentato
dalla fotografia (e cioè non trattarsi di ostaggi ma di partigiani combattenti
e come tali fucilati dai tedeschi), facendone conoscere i particolari più umani
e significativi. Alla lettera della famiglia Valle era accusa copia di un’altra
lettera (entrambe pubblicate): l’ultima che il loro eroico congiunto scrisse
dal carcere poco prima di morire e una immagine celebrativa dalla quale
appaiono chiari i volti degli eroi Lidio Valle, Vittorio Novelli, Stefano
Manina.
La
stessa fotografia viene ripubblicata, una terza volta, sul numero 31 del 1° agosto:
un’altra madre ha riconosciuto in essa il proprio figlio partigiano ucciso dai
tedeschi, Luciano Obertini. Insieme al figlio questa mamma crede di poter
identificare un altro degli eroi: certo G. Oddo, un partigiano sardo fucilato
ad Acqui il 25 febbraio 1944 assieme all’Obertini e agli altri tre in
precedenza riconosciuti.
Come
la prima, anche la seconda mamma che ha riconosciuto nella confusa immagine
della foto il proprio figlio, ha inviato al giornale la lettera che egli
scrisse alla vigilia della fucilazione (riportata in calce).
La
lettera è firmata da tre compagni di cella del caduto: Il sardo Giuseppe Oddo,
fucilato insieme a lui, Stefano Manina (l’ultima lettera del quale è apparsa
nel volume Lettere dei condannati a morte
della Resistenza) e proprio quel Vittorio Novelli già riconosciuto nella
prima occasione.
Il
n. 31 del 1° agosto riporta un’altra foto per la seconda volta. Sul n. 19 di Lavoro appariva il drammatico racconto
fotografico si Lupo, il partigiano ignoto. In quelle immagini apparivano le
scene della cattura, del processo e della fucilazione di un partigiano. Tutto
di quelle immagini era sconosciuto: il nome del caduto, la formazione alla
quale apparteneva, persino la località.
Il 12 luglio 1954 la Camera del lavoro di La Spezia scrive al giornale chiedendo copia urgente della foto: un compagno sembrerebbe aver riconosciuto nella foto i suoi due fratelli partigiani dispersi...
Ilaria Romeo
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