“Il 2 novembre [1955] eravamo
a Roma. Dopo essere andati a deporre dei fiori sulla tomba della mamma di
Peppino e su quella di Bruno Buozzi, passammo dalla Cgil per prendere la posta
ed i giornali. Erano circa le due del pomeriggio e stavamo uscendo quando
trillò il telefono. Era Ernesto Rossi che cercava Peppino: «Sono qui all’Arar.
Possiamo incontrarci un momento?» L’Arar aveva sede sopra gli uffici della
Cgil. Ci incontrammo con Rossi, che aveva un’aria assai nervosa, sul
pianerottolo. «Non sai niente?» chiese a Peppino stringendogli affettuosamente
la mano. E lo informò che Firenze era stata tappezzata, durante la notte, di
vergognosi manifesti, editi da una ben nota organizzazione di provocatori, con
i quali si accusava Di Vittorio di essere stato il mandante dell’assassinio di
Carlo e Nello Rosselli! Della vasta riprovazione suscitata dal volgare attacco
a Di Vittorio, si fece nobile interprete anche Gaetano Salvemini con una
lettera sul «Mondo». Salvemini, dopo aver ricordato le responsabilità dei cagoulards francesi e dei fascisti
italiani nell’assassinio dei Rosselli, concludeva: «Quel giornale murale è
stato affisso dopo aver ottenuto il visto del signor questore di Firenze. Io
presento ora al signor questore la seguente rispettosa domanda: se dei
comunisti gli chiedessero il visto per un giornale murale in cui fosse
affermato che Cesare battisti fu impiccato da un boia che si chiamava Alcide De
Gasperi… il sullodato signor questore darebbe l’autorizzazione? Ebbene, il
comunista Di Vittorio non ha diritto di essere rispettato nel suo onore non
meno di De Gasperi buonanima…?». La indignazione pressoché generale per tale
nuovo esempio di malcostume politico, costrinse il ministro degli interni ad
intervenire facendo sequestrare il manifesto. Di Vittorio ringraziò Salvemini
per il suo pungente intervento e ne seguì tra i due uomini un affettuoso
scambio di lettere. Il vecchio storico così rispose a Peppino: «Carissimo Di
Vittorio, sono assai contento di apprendere dalla tua lettera che tu attendevi
la mia sfuriata. Questo vuol dire che mi ritieni ancora vivo, sebbene io mi
senta ormai più che quasi morto. Per scrivere bisogna che io sia preso da un
eccesso epilettico, e questo ormai succede più raramente che ‘quando era paggio
del Duca di Norfolk’. Ma quella bricconata fiorentina mi avrebbe dato un
attacco epilettico coi fiocchi anche se fossi stato morto e sotterrato. Tu
dovevi disprezzare quelle sudicerie. Eravamo noi che dovevamo farci vivi. Ma
siamo stati pochi a farci vivi! Ormai in Italia nessuno più si sdegna di
niente. Tutto passa liscio come una lettera alla posta. Questo è il fenomeno
che più mi sgomenta oggi. Sì, il governo, quando vuole, può arginare il
malcostume. Ma chi si muove per svegliarlo quando dorma? Voi vi muovete, ma vi
muovete sempre, e nessuno bada a voi. Siamo noi che ci dobbiamo muovere, al
momento opportuno. Ma noi ci guardiamo l’ombelico. Di quante cose mi piacerebbe
parlare con te a cuore aperto! Ma i miei 82 anni mi incatenano qui: ad
allontanarmene farei dei guai. Mille buoni saluti, e ti prego, non darmi del
«Lei». Non ho ancora fatto nessuna cattiva azione (a parte la mia “ideologia”)»”.
Perché l’umanità ha sempre avuto paura delle donne che volano, siano esse streghe o siano esse libere
Ve le ricordate “le due Simone”? Simona Pari e Simona Torretta, rapite nel 2004 a Baghdad nella sede della Ong per cui lavoravano e rientrate a Fiumicino dopo cinque mesi e mezzo di prigionia. “Oche gulive” le definì un giornale (volutamente con l’articolo indeterminativo e la g minuscola!) commentando il desiderio delle due ragazze di ritornare alla loro vita normale precedente il rapimento. E Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due ragazze italiane rapite in Siria più o meno dieci anni dopo, ve le ricordate? Ve le ricordate ancora Carola Rackete, Greta Thunberg, Laura Boldrini, da ultima Giovanna Botteri? Cosa hanno in comune queste donne? Probabilmente tante cose, probabilmente nulla, ma una è talmente evidente da non poter non essere notata: sono state tutte, senza pietà e senza rispetto, lapidate sul web. Perché verrebbe da chiedersi? E la risposta che sono riuscita a darmi è solamente una: perché sono donne indipendenti, nel senso più vero ed intimo della parola. An
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