Un altro argomento che mi
sono riservato di trattare e a cui ho già accennato è quello della necessità di
sviluppare una buona politica di quadri nell’organizzazione. Non vorrei che i giornalisti
presenti si adontassero per questa parola: politica di quadri. Cosa vuol dire
secondo noi fare una buona politica di quadri? Significa facilitare l’ascesa
dei quadri migliori, dei dirigenti migliori. Significa selezionare quei
lavoratori che nelle lotte si dimostrano i più combattivi, i più fedeli alla
causa della classe operaia e si dimostrano disposti ad affrontare maggiori
sacrifici perché, si può essere certi che il quadro sindacale che esce dalla
lotta, che s’improvvisa dirigente – perché questo è il fenomeno naturale che
avviene – il dirigente che viene fuori dall’agitazione e dallo sciopero in un
momento particolare di difficoltà, è disposto a fare dei sacrifici ed è fedele
alla causa dei lavoratori. Questo dirigente è un dirigente che non tradirà. Il
primo requisito dei dirigenti sindacali deve essere proprio questo: la fedeltà
alla causa dei lavoratori, la certezza per i lavoratori che questo uomo potrà
sbagliare, potrà commettere errori, ma non potrà tradire. Questo è l’obiettivo
primo da raggiungere con una buona politica di quadri. Ma non basta. Non
basta perché i dirigenti sindacali emergono nella lotta, ma non si completano
nella lotta. Per completare la preparazione dei dirigenti sindacali occorre che
essi svolgano attività concreta nei Sindacati. Il dirigente sindacale non lo si
fa al tavolino ma nella lotta e nell’attività sindacale. E’ necessario quindi
che gli uomini che vengono fuori, come dicevo, dalla lotta, siano aiutati in
modo che, svolgendo attività sindacale possano essere messi nelle condizioni di
diventare veramente dei buoni dirigenti. Perché un quadro sindacale sia
completo è necessario anche che esso acquisisca quelle conoscenze che
l’attività di ogni giorno difficilmente gli può dare. Ecco perché sarebbe
opportuno che la Confederazione del Lavoro, che le maggiori Camere del Lavoro e
le maggiori Federazioni di categoria istituissero delle scuole sindacali. Non
dovrebbero essere soltanto scuole nelle quali si impara la tecnica del
contratto di lavoro, ecc. Queste scuole dovrebbero insegnare ai quadri
sindacali la storia del movimento sindacale, le tradizioni gloriose del
movimento sindacale italiano ed internazionale e dovrebbero insegnare anche una
cosa che sta scritta nel primo articolo dello Statuto della Confederazione del
Lavoro: l’obiettivo finale, lo scopo finale della CGIL è quello di realizzare
una nuova società. Noi dobbiamo fare sì che i dirigenti sindacali sappiano
queste cose, le debbono sapere in modo che non si immergano completamente nel
praticismo di ogni giorno, e perdano di vista questi che sono gli obiettivi
finali [...]
Perché l’umanità ha sempre avuto paura delle donne che volano, siano esse streghe o siano esse libere
Ve le ricordate “le due Simone”? Simona Pari e Simona Torretta, rapite nel 2004 a Baghdad nella sede della Ong per cui lavoravano e rientrate a Fiumicino dopo cinque mesi e mezzo di prigionia. “Oche gulive” le definì un giornale (volutamente con l’articolo indeterminativo e la g minuscola!) commentando il desiderio delle due ragazze di ritornare alla loro vita normale precedente il rapimento. E Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due ragazze italiane rapite in Siria più o meno dieci anni dopo, ve le ricordate? Ve le ricordate ancora Carola Rackete, Greta Thunberg, Laura Boldrini, da ultima Giovanna Botteri? Cosa hanno in comune queste donne? Probabilmente tante cose, probabilmente nulla, ma una è talmente evidente da non poter non essere notata: sono state tutte, senza pietà e senza rispetto, lapidate sul web. Perché verrebbe da chiedersi? E la risposta che sono riuscita a darmi è solamente una: perché sono donne indipendenti, nel senso più vero ed intimo della parola. An...
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