28 gennaio - 1° febbraio 1945, nell’Italia divisa in due il Congresso della Cgil delle zone liberate
di Ilaria Romeo
responsabile Archivio storico CGIL nazionale
Il 1° febbraio 1945, si
conclude a Napoli il Congresso della Cgil delle zone liberate.
Vengono eletti i primi
Segretari generali della Confederazione generale italiana del lavoro: Di Vittorio per i comunisti, Grandi per i
democristiani, Lizzadri per i socialisti.
Dopo il Patto di Roma
che ha ridato vita alla Cgil unitaria, nell’Italia tagliata in due secondo la
definizione crociana, il primo appuntamento ufficiale è a Napoli, dal 28
gennaio al 1° febbraio 1945[1].
I tre segretari che
sono anche i leader delle tre maggiori correnti che compongono la Cgil - comunista,
democristiana e socialista - fissano gli obiettivi che andranno perseguiti a
guerra finita: riforme strutturali dell’economia, partecipazione dei lavoratori
al controllo e alla gestione delle grandi imprese, riforma agraria, una
incisiva legislazione sociale.
Recita la risoluzione
finale del Congresso:
“Il primo Congresso
della Cgil approva il bilancio di attività presentato dalla Segreteria Generale
e constata con soddisfazione che il principio dell’unità sindacale sancito nel
Patto di Roma ha avuto la sua piena applicazione nella costituzione della Cgil,
che raccoglie nel suo seno tutta la famiglia del lavoro dell’Italia liberata.
Il Congresso è sicuro di esprimere il sentimento profondo di tutti i lavoratori
italiani, manuali ed intellettuali, rendendo il più commosso omaggio alla
memoria di Bruno
Buozzi, che dell’unità sindacale è stato uno dei primi artefici ed il Martire.
Il Congresso dichiara
che l’unità sindacale, superate trionfalmente le prime prove, è considerata da
tutti i lavoratori italiani come la più importante conquista da essi
realizzata. Il proletariato italiano difenderà col più grande vigore questa sua
conquista contro tutti coloro che tentassero, con arti subdole e con attacchi
diretti, di infrangerla o d’incrinarla.
[…]
Il Congresso
confederale saluta i fratelli lavoratori del Nord; plaude alla lotta coraggiosa
che essi conducono contro l’oppressore tedesco ed i traditori fascisti, facendo
leva su tutte le rivendicazioni sindacali immediate dei lavoratori per
intensificare la lotta per la liberazione del Paese. Esso plaude all’unità
sindacale realizzata clandestinamente anche nell’Italia occupata, sulla base
del Patto unitario di Roma, e rileva con soddisfazione che questa unità
permette di dare un maggiore impulso alla lotta contro il peggiore nemico dei
lavoratori, dell’Italia e dell’umanità.
Il Congresso esprime l’ammirazione illimitata dei lavoratori italiani ai soldati del Corpo Italiano di Liberazione, ai marinai ed agli aviatori italiani, ai giovani generosi che si arruolano volontari nel nuovo esercito nazionale in formazione, agli eroici partigiani d’Italia che, tutti, con la loro lotta, col loro ardimento, coi loro sacrifici, riscattano l’onore del popolo italiano dalle colpe infami che ha fatto ricadere sul nostro Paese la serie di aggressioni imperialiste compiute dal fascismo contro popoli fratelli, e rivendicano il diritto dell’Italia alla libertà, all’indipendenza, alla rinascita […].
[1]
Prima e
dopo l’appuntamento napoletano vanno segnalati altri due incontri: il convegno
che si tiene a Roma, il 15-16 settembre 1944, in cui si discute della vita
interna della Cgil e del rapporto con i partiti – quindi, si direbbe oggi,
dell’autonomia del sindacato –; il congresso delle Camere del lavoro
dell’Italia settentrionale (Milano, 24-25 luglio 1945) che integra i vertici
della Cgil con i rappresentanti del Nord.
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