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Una storia 'reale' - di Ilaria Romeo

Il 13 giugno 1946, 11 giorni dopo il referendum costituzionale sulla scelta fra monarchia e repubblica, Umberto II di Savoia, luogotenente generale del Regno d’Italia dal 1944 al 1946 e ultimo re d’Italia dal 9 maggio 1946 al 10 giugno dello stesso anno, lascia l’Italia.
Come meta per l’esilio sceglie il Portogallo. Le nazioni confinanti con l’Italia non lo avrebbero probabilmente accolto, e il re voleva evitare la Spagna dove Franco era salito al potere anche grazie all’Italia fascista. In Portogallo, inoltre, era stato in esilio anche il suo trisnonno, il re Carlo Alberto, morto a Porto nel 1849.
Con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana il 1º gennaio 1948 l’esilio di Umberto II di Savoia acquista forza di legge costituzionale, essendo previsto dal primo capoverso della XIII disposizione finale e transitoria («I membri e i discendenti di Casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire uffici pubblici né cariche elettive. Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati l'ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale. I beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli»).
Già nel maggio del 1946, dopo aver abdicato in favore del figlio Umberto, Vittorio Emanuele e la regina Elena di Montenegro avevano lasciato l’Italia riparando in Egitto, accolti dall’amico re Faruk.
Solo nel 2017 le loro salme rientreranno in Italia.
Il nome di Vittorio Emanuele III è tristemente legato alla firma, nel 1938, delle leggi razziali volute dal governo Mussolini al quale di fatto Vittorio Emanuele apre la porta delle istituzioni e con il cui partito il sovrano ebbe da principio un rapporto molto ambiguo. 
L’altra grande responsabilità che la storia attribuisce al re soldato è quella di essere fuggito da Roma nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1943 alla volta di Brindisi, città libera dai tedeschi e non occupata dagli angloamericani, senza aver dato disposizioni all'esercito finito così allo sbando. La fuga provocò in dieci giorni dure rappresaglie tedesche contro l’esercito italiano che in dieci giorni perse 20mila uomini. Altri 800mila soldati vennero fatti prigionieri. 
Il divieto di rientro dei Savoia in Italia cesserà solo nel 2002 a seguito di una legge di revisione costituzionale (la prima proposta di legge per abrogare tutti e tre i comma della disposizione transitoria era stata presentata nel 1979 dal Msi).
E’ di questi giorni la notizia di una discesa nel campo della politica dell’ultimo erede della casa Emanuele Filiberto.
Una notizia curiosamente anticipata - per gioco? Ne siamo proprio certi? -, qualche mese fa.
Nel novembre scorso la finta discesa in campo di Emanuele Filiberto di Savoia, lanciata su Twitter per promuovere la terza stagione delle serie di Netflix The Crown (“Buonasera a tutti gli italiani. Ho il dovere di annunciare ufficialmente il ritorno della famiglia reale. È tempo di tornare a respirare la tranquillità, la fiducia e l’eleganza di cui abbiamo bisogno, oggi più che mai”), scatenò il popolo del social.
Alla domanda se ritenesse il messaggio irrispettoso per la storia della Repubblica italiana ha risposto ‘il principe’:  “Cosa c’entra con la storia della Repubblica italiana tutto questo? Queste persone non devono dimenticare che se si chiama Repubblica italiana è perché una persona, che si chiama Vittorio Emanuele II, che ha unificato questo magnifico Paese e ne ha fatto l’Italia. Si leggono cose veramente… qualche volta mi chiedo se le persone parlano senza riflettere. Dal 1946 c’è stata una rivisitazione della storia abbastanza preoccupante”.
“Considerando tutte le persone che, nei commenti, si sono espresse favorevolmente - ha aggiunto Emanuele Filiberto - alle elezioni forse saremmo arrivati quasi al 20% di voti. Ci sarebbe un 20% di popolazione che non sarebbe contraria non dico al ritorno della Monarchia, ma a qualcosa di nuovo. Questo dovrebbe far riflettere chi oggi prova a governarci”.
Questo probabilmente ha fatto riflettere lui che, forse anche ingolosito dagli apprezzamenti virtuali, ha oggi deciso di scendere in campo.
“La fase di confinamento, assieme al drammatico momento in cui sta vivendo il Paese, mi ha dato una spinta in più per lanciare il progetto dove voglio mettere insieme persone di altissimo livello che l’Italia ha per tracciare un percorso utile al mio Paese”, ha affermato l’erede preannunciando il progetto “Più Italia” .
Che dire? Avanti Savoia? Forse visti i precedenti sarebbe augurabile di no….

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